Interviste e Storie

Pazza Inter: le immagini di una semifinale epica

Inter, Lautaro Martinez (IMAGO)

Stoica, eroica, commovente. Pazza. Pazza Inter.

A San Siro è stata scritta la storia. I colori il nero e l’azzurro. La finale di Monaco di Baviera è una splendida realtà e lo è nel modo più folle possibile. Lo è quando il sogno, dopo averlo toccato, sembrava svanito del tutto

Avanti di due gol, un primo tempo giocato con coraggio e personalità. In 6’ l’entusiasmo si trasforma in incubo. Eric Garcia e Dani Olmo ribaltano la sorte. Raphinha all’87’ sembra mettere la parola fine. Mancano pochi secondi. Acerbi si traveste da attaccante, lo stadio impazzisce.

Cambia ancora tutto. Cambiano gli spiriti, le motivazioni, le speranze. Le gambe non ci arrivano, ci pensa il cuore. Il senso di appartenenza di Lautaro, le parate di Sommer, la forza di crederci di Acerbi, l’esultanza di Frattesi, la squadra sotto la curva: immagini della storia.

L’Inter è in finale. Per la seconda volta in tre anni. L’ha conquistata al termine di una semifinale storica contro il Barcellona di Yamal. L’ha fatto dopo due 3-3, con un gol in pieno recupero, con supplementari giocati con il cuore, sotto una pioggia incessante. Sopra San Siro la stella polare indica Monaco di Baviera. È storia.

Istantanee nerazzurre

Chiudete gli occhi, fate viaggiare l’immaginazione. Descriverne le sensazioni nella loro totalità è forse impossibile. Ci si può avvicinare raccontandone le immagini. La prima? Porta il numero 10 e una fascia al braccio. All’andata era uscito con le mani sul volto. “Ho fatto due giorni piangendo in casa”. Il suo recupero sembrava impossibile. Nessuno ci credeva. Nessuno, tranne lui. Doveva farlo. Passavano i giorni, aumentava la fiducia. L’aveva promesso al suo popolo. E in campo davanti ai suoi compagni c’era lui. Un gol, un rigore procurato, un riferimento. Promessa mantenuta.

Dall’ attacco alla difesa, all’attacco una volta ancora. Ha esultato togliendosi la maglia, ha mostrato le ali tatuate sulla schiena a tutta la gente nerazzurra. Le ali su cui si sono poggiati i compagni per continuare a scrivere un’impresa. Francesco Acerbi si è trasformato per qualche minuto in bomber. Chissà che questa volta non si tatuerà il 93, minuto del suo gol. Si va ai supplementari.

Frattesi, Inter (IMAGO)

Storia

E poi ci sono le parate di Sommer. Quella sul tiro a giro di Yamal ricorda quella di Julio Cesar su Messi. 15 anni fa. Semifinale di ritorno, contro il Barcellona e su un talento blaugrana. Disegni del destino. C’è lo spirito di Taremi, che dopo una stagione non positiva, si presenta davvero ai tifosi nerazzurri nel momento più importante. E c’è l’anima di Davide Frattesi. Prima della partita contro il Bayern aveva perso la nonna. I giorni più difficile. Poi i due gol. Prima a Monaco, poi contro gli spagnoli. Per lei, per i compagni, per il mondo interista.

E c’è la squadra. Una prestazione che esce dai confini della tattica e degli schemi. Una partita che risponde ai gradi d’intensità dell’orgoglio e del coraggio. Il cuore nerazzurro nella serata del Meazza scandiva i suoi battiti a ritmi diversi.
Gli spalti disegnano infinite sfumature di emozioni. C’è chi bacia il proprio compagno di vita, bambini che abbracciano i nonni, padri che tengono per mano i loro figli. L’Inter è in finale. A Sky Full of stars. Stars nerazzurre nella notte di San Siro. Sono le 23.39 del 6 maggio 2025. Sopra in poi non sarà più un semplice giorno. Ora ce n’è uno nuovo cerchiato sul calendario: 31 maggio 2025. Comunque andrà, è stata scritta una pagina di storia

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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