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Handanovic-Icardi, parate e gol: simboli di un’Inter… da Champions

Dopo il pareggio pensavo di vincerla“. Samir Handanovic fa trasparire tutta la sua considerazione per la sua Inter nel post-partita della sfida al Barcellona. L’onestà, comunque, paga: “Il Barcellona insegna calcio a noi e a tutto il mondo“, dichiarazione veritiera dopo quanto visto a San Siro nella quarta giornata. 93 minuti di sofferenza e rischi, occasioni concesse e poche chance create: 1-1 il finale, Handanovic para, Icardi segna al suo passato catalano. Il Barça fa gioco, tiene palla, attacca la porta e vede la porta. 26 tiri per i blaugrana, di cui nove nello specchio e otto parati, respinti, ribattuti, da Samir Handanovic.

Muro di un’Inter resistente, quasi totalmente Barça-repellente, nonostante la voglia di colpire dei catalani: Suarez sbaglia sotto rete, Dembélé calcia solo da fuori, Coutinho cerca la porta con più convinzione degli altri ma a colpire è Malcom. Sogno di mezza estate dei nerazzurri, con la Roma che aveva messo la freccia e chiuso tutto con il Bordeaux. Poi il blitz del Barcellona e quell’acquisto così costoso (41 milioni di euro) e così poco utilizzato da Valverde (appena quattro presenze con quella di San Siro, primo gol assoluto col Barça), rispolverato vista la tribuna per un Messi non ancora al cento per cento. Primo gol in Champions League e per quattro minuti spauracchio di incubi blaugrana per l’Inter.

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Poi l’unica palla buona per lui, quel “vero nueve” andatosene dalla scuola di… “falsi nueve”. Tiro di Vecino deviato, controllo, protezione e destro sotto le gambe di ter Stegen a pareggiare i conti, con quella corsa verso il pallone come a dire: “Vinciamola“. Pensiero comune tra portiere e attaccante, simboli di un’Inter che in casa, dal 2003 in Champions League, col Barcellona non perde mai. Tre pareggi (il primo con gol, gli altri due furono 0-0) e il 3-1 del 2010 in semifinale: segnale che i nerazzurri sono tornati nel mood, si sono calati nella parte. Mentalità europea che sta tornando, con l’abitudine a partite da sold out (e record di incassi nella storia del calcio italiano) che lentamente incomincia a imprimersi nella mente dei giocatori di Spalletti. Che ora sogna la qualificazione, con sette punti in quattro partite, +3 sul Tottenham e ancora una partita in casa, col PSV, nell’ultima del girone. Prima, però, gli Spurs, a Wembley, alla ricerca di una vittoria che sigillerebbe la qualificazione agli ottavi per i nerazzurri contro la squadra da cui è “rinata” l’Inter lo scorso 18 settembre. Per tornare tra le prime sedici d’Europa, sei anni dopo l’ultima volta. Spalletti lo sa, e ci crede. Come Handanovic e Icardi, quei due che volevano battere il Barcellona dopo il pareggio all’87’.

Edoardo Marcarini

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