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Campionato boliviano: insulti razzisti, giocatore lascia il campo

"Questo non è calcio". Serginho ha preso una decisione all'84' della gara tra Blooming e Wilstermann del campionato boliviano. Aveva subìto insulti e cori razzisti per tutta la gara e alla fine non ce l'ha fatta a restare in campo. 

A 6 minuti dal termine, mentre era all'altezza della bandierina per battere un corner ha scelto di non calciare e di dirigersi verso gli spogiatoi. Un gesto verso l'arbitro per spiegare che non avrebbe più giocato con quel 'sottofondo' e così ha lasciato il campo. 

A fine gara, Serginho è tornato così su quella decisione, spiegando quanto era accaduto: "Ogni volta che prendevo la palla mi urlavano 'scimmia', 'gorilla'. Ho una famiglia, un figlio. E loro stavano guardando la partita alla tv. Riesco a sopportare diverse cose ma sono arrivato al limite. Questo non è calcio. Siamo tutti uguali. 

Non sono diverso per il colore della mia pelle o perché sono brasiliano – ha concluso ai microfoni della ESPN -. Dio ha creato una sola razza, quella umana". 

Il Blooming ha condannato questi ululati da parte del proprio pubblico ma allo stesso tempo ha anche presentato un esposto contro lo stesso Serginho (chiedendo una sanzione per il giocatore) perché ha abbandonato il terreno di gioco, come riportato da SkySports. 

Il Wilstermann, dal canto suo, ha denunciato i fatti chiedendo alla federazione un'azione severa contro quei comportamenti, portando a supporto della loro istanza un precedente del 2018 per un caso simile accaduto sempre contro lo stesso giocatore. "Quello che è successo a Santa Cruz non è la prima volta che accade. Abbiamo tutti i documenti pronti da presentare alla Federazione Boliviana (FBF) riguardo eventi di questo genere contro i giocatori, in particolare Serginho. Pertanto, faremo un fronte forte e solido, affinché non accada di nuovo. Vogliamo una punizione che sia il più severa possibile per queste persone", la spiegazione dai vertici del club che fa riferimento all'articolo 58 del Codice Disciplinare della FIFA, che stabilisce sanzioni in caso di atti di razzismo e discriminazione.

Redazione

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