Le gioie più grandi, i dolori più acuti, le emozioni più forti. Lorenzo Insigne e la Fiorentina, due destini che ogni volta che si incrociano danno vita a qualcosa di intenso. In principio, fu la finale di Coppa Italia del 2014. Una gara che, pur essendo ricordata maggiormente per gli eventi prima e dopo la partita, resterà sul campo il trionfo del giocatore napoletano. Una doppietta all’Olimpico, per stendere i viola e regalare il trofeo agli azzurri, all’epoca allenati da Rafa Benitez.
Pochi mesi dopo, l’inizio di un calvario che ne mise alla prova l’uomo e il calciatore. A novembre, infatti, nella sfida del Franchi, Insigne rimediò la rottura del legamento crociato. Operazione riuscita, prognosi stimata 4-6 mesi. Ma il medico del Napoli, Alfonso De Nicola, non ebbe timore di sbilanciarsi, annunciando che il giocatore avrebbe recuperato molto velocemente: “Ha carattere e sa condurre una vita equilibrata, è un lavoratore e un professionista con la testa sulle spalle”. Poco più di 4 mesi dopo, Insigne era già pronto a scendere di nuovo in campo. Una mente sana per un corpo tornato subito sano, con il napoletano che vivrà l’anno successivo la sua miglior stagione da calciatore.
Tutt’altro, invece, si prospettava in quest’annata. Un avvio sotto tono, e nemmeno la sicurezza della maglia da titolare. Poi, l’infortunio di Milik ha costretto Sarri a schierare Mertens centravanti, dando all’esterno italiano la sicurezza del posto. Un’iniezione di fiducia obbligata, in una stagione dove attriti con l’allenatore non sono mancati. Al rientro dalla sosta, un calciatore ritrovato. I gol arrivano e sono anche pesanti. Il Napoli lo ritrova e ritrova il gioco brillante che ne ha sempre caratterizzato le partite. Alla fine, la magia di questa sera, con il suo colpo preferito.
E’ di chi la sente di più, questa sfida. Un napoletano con la maglia azzurra, un toscano con quella viola. Federico Bernardeschi s’è caricato la squadra sulle spalle, senza perdersi d’animo dopo essere andati due volte in svantaggio. In entrambi i casi, la Fiorentina ha potuto contare sul talento più vivido che ha a disposizione, con la rabbia di chi avverte la pressione. Tanta carica, ma lucida, da vero leader: si abbassa, prende palla a centrocampo e il lancio per Zarate è poesia. Bravo, l’argentino, a concludere a volo. Un duello a distanza, tra due giocatori così simili. Che presto potrebbero condividere i sogni di gloria con l’azzurro della Nazionale italiana.
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