Il 3-0 rifilato al Senegal ha regalato all’Inghilterra del CT Gareth Southgate l’accesso per i quarti di finale dei Mondiali 2022 in Qatar (IL TABELLONE COMPLETO). Ora davanti c’è la Francia, ai quarti di finale: match da giocare sabato 10 dicembre sera alle ore 20 italiane.
I vicecampioni d’Europa hanno tutta l’intenzione di riscattare la delusione per la sconfitta nella finale dell’Europeo a Wembley, regalandosi il secondo Mondiale della loro storia. Solo tre volte sono riusciti ad approdare in semifinale finora: appunto nel 1966 (anno in cui vinsero in casa il loro unico Mondiale) con Sir Alf Rasmey CT; nel mondiale italiano del 1990 con Bobby Robson in panchina; infine, proprio con Gareth Southgate nell’ultima edizione, Russia 2018. Gli inglesi, che nel 2006 persero una grande chance con la “golden age” di Rooney, Beckham, Gerrard e Lampard, vogliono tornare tra le prime 4 al mondo e regalarsi anche qualcosa di più. Ma qual è stata la curva evolutiva dell’Inghilterra negli ultimi 5 Mondiali?
Sotto la guida dello svedese Sven-Goran Eriksson, già allenatore anche in Italia di tante grandi realtà come Roma e Lazio tra le altre, l’Inghilterra vive un periodo d’oro contraddistinto da una rosa ricca di talenti, nel pieno del loro splendore. Gli esperti Ferdinand, Terry, Gary Neville e Carragher in difesa. Gerrard e Lampard al fianco di Beckham in mediana. In attacco Rooney insieme a una leggenda del calcio inglese come Owen. Le credenziali per prendersi il titolo c’erano tutte, ma quella nazionale non riuscì a passare lo scoglio Portogallo.
Dopo un girone passato con 7 punti grazie alle vittorie con Paraguay (1-0 con autorete di Gamarra) e con Trinidad e Tobago (2-0 con i gol in extremis di Crouch e Gerrard) e al pareggio per 2-2 con la Svezia. Agli ottavi, con l’Ecuador, la risolse Beckham con una punizione che ha fatto storia, portando a casa un 1-0 risicato ma che valse i quarti. La corsa degli inglesi, poi, si arrestò ai rigori contro il Portogallo. Zero reti in 120 minuti furono lo specchio di un problema di quel Mondiale: troppa fatica nel segnare, nonostante una rosa di campionissimi che avrebbe potuto chiedere molto di più dal Mondiale tedesco.
Gli stessi problemi del 2006 si ripresentano anche quattro anni più tardi, con una nazionale dal tasso tecnico inferiore, guidata in Sudafrica da Fabio Capello. Nel girone passano gli Stati Uniti al primo posto con 5 punti a pari merito con gli inglesi secondi. Lo scontro diretto terminò sull’1-1, mentre arrivò un altro pareggio per 0-0 con l’Algeria e la vittoria con un semplice 1-0 con la Slovenia firmato Germain Defoe. L’avventura sudafricana dell’Inghilterra, in quell’occasione, si fermò subito con la Germania: 4-1 agli ottavi di finale, troppo ampio il divario.
Se nel 2010 è stato riscontrato un calo netto con il 2006, nell’edizione brasiliana del 2014 è arrivato il crollo decisivo del Paese. Gli inglesi, guidati da Roy Hodgson in una fase di assoluta transizione, falliscono (insieme all’Italia) l’obiettivo di qualificarsi agli ottavi di finale a scapito di Uruguay e della sorprendente Costa Rica arrivata prima a 7 punti. Di punto, l’Inghilterra, ne porto a casa solo uno, nel pareggio per 0-0 proprio contro questi ultimi.
Nel 2018, in Russia, la nazionale è affidata a Gareth Southgate, allenatore che – a 46 anni, nel 2016 – si legò all’Inghilterra dopo l’europeo francese, con la missione di riportare i “Three Lions” dove meritano. E magari di riportare il “football at home”.
Di sicuro, però, la premessa è stata ottima: la selezione di Southgate raggiunse le semifinali (dove perse con la Croazia) e l’allenatore nativo di Watford divenne il terzo CT inglese a raggiungere questa fase nella storia dell’Inghilterra. Per arrivarci, la nazionale passò il girone da seconda in classifica alle spalle del super Belgio (la cui “golden age” sembra passata quest’anno e che, nel 2018, uscì anch’egli in semifinale contro la Francia) e davanti a Tunisia e Panama. Agli ottavi la vittoria ai rigori con la Colombia (dopo un 1-1 dts) e il successo per 2-0 con la Svezia ai quarti.
Ora, dopo tempo, abbiamo l’occasione di imbatterci in un’altra vera “golden generation” inglese. Bellingham ha solo 19 anni ma è già un trascinatore. Con lui l’astro Foden e i fuoriclasse già affermati Kane e Sterling, più il giovane ma devastante Bukayo Saka. Una generazione che ha risolto il “problema dei gol”: nella fase a gironi primo posto con 9 gol segnati (6 all’Iran, 0 agli USA e 3 al Galles) e agli ottavi di finale un secco 3-0 al Senegal. Ora lo scoglio più grande: la Francia campionessa in carica, che punta a ripetersi con un Mbappé in formato Mondiale. Con Southgate l’Inghilterra ha trovato il valore a cui auspicava. Riuscirà nell’impresa? Il divano e la tv sabato sera non devono toglierveli nessuno.
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