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Il Vocabolario del Calciomercato – Le origini: i trasferimenti “aziendali”

È sempre calciomercato, sì. Ma chi sono i protagonisti del mercato? Ovviamente i nomi dei calciatori, che poi alla fine sono quelli che ascoltiamo con maggiore attenzione, insieme a quelli delle società direttamente interessate.

Ma oltre ai nomi che cosa c’è?! Ci sono le parole usate nel calciomercato, termini tecnici che magari non si conoscono esattamente nello specifico. Ecco perché “Il Vocabolario del Calciomercato”, grazie al quale abbiamo l’intenzione e l’ambizione di dare una spiegazione semplice a questi termini di contorno ma sempre così frequenti nelle notizie.

Iniziamo quindi con oggi il nostro cammino, la nostra “speciale raffica”, per usare un termine a noi caro, con le origini del calciomercato: i trasferimenti “aziendali”.

Tutto vero, un giocatore che si traferisce dalla “Andrea Doria” al “Genoa” per la folle cifra di 1.500 lire. Era il 1913, Aristodemo Emilio Santamaria e il compagno di squadra Enrico Sardi si trasferiscono ai rossoblù dietro promessa di un compenso di 3.000 lire. Accusati entrambi di professionismo (all’epoca vietato) vennero squalificati per due anni con successiva riduzione ad un anno e pagamento di una multa di ben 1.000 lire. Vinsero poi tre scudetti con il Genoa (156 gol in due) e Santamaria ne vinse uno anche con la Novese.

A quanto pare tutti gli esperti del trasferimento dei calciatori fanno risalire a questo avvenimento l’inizio del calciomercato. Il più delle volte si trattava di accordi tra “gentiluomini” dove i presidenti delle squadre si scambiavano i giocatori con vicendevoli promesse di ricambiare il favore qualora si fosse presentata la medesima situazione in futuro, naturalmente in termini invertiti.

E la stampa? Quasi indifferente di fronte ai passaggi di squadra dei calciatori, tanto è vero che i tifosi venivano a conoscenza delle novità solo dopo aver visto in campo la loro squadra del cuore.

Nello stesso anno è sempre il Genoa il protagonista di un altro trasferimento che è passato alla storia. Parliamo del terzino sinistro diciannovenne Renzo De Vecchi che si trasferisce dal Milan dietro un compenso record di 24.000 lire. L’esordio in rossoblù è datato 12 ottobre 1913, nel pareggio casalingo per 3-3 contro il Torino.

Ed anche grazie a lui, soprannominato il “figlio di Dio” dai tifosi milanisti per la sua innata classe, che il Genoa vinse l’ultimo scudetto prima della guerra nella stagione 1914-1915, spezzando così il dominio della Pro Vercelli.

Quello di De Vecchi è da considerarsi un trasferimento cosiddetto “aziendale” perché egli lavorava come fattorino in una banca milanese ed un trasferimento di lavoro agevolò il suo passaggio al Genoa. Per lui tre scudetti e ben 37 gol in rossoblù che, per un difensore dell’epoca, sono un notevole bottino.

La stessa metodologia utilizzata per De Vecchi, il “trasferimento aziendale”, fu utilizzato per un certo Fulvio Bernardini.

Il giovane centrocampista della Lazio, si mise in luce tanto da arrivare anche ad indossare la fascia di capitano. Nella stagione sportiva 1922-23 raggiunse con la sua squadra la finalissima tricolore contro il Genoa, all’epoca la più forte a livello nazionale. Vinsero il titolo i liguri, 4-1 all’andata e 2-0 al ritorno, ma i giocatori genoani rimasero stupiti dalla classe di Bernardini e il capitano rossoblù e della Nazionale De Vecchi (proprio lui, ndr) gli fece addirittura i complimenti e gli predisse un grande futuro.

Nel 1926, complice anche un trasferimento per motivi di lavoro, Fuffo, Professore o Dottore come lo chiamavano i tifosi, si trasferì all’Inter di Ceverini III. La squadra milanese, oltre al posto in banca, gli offrì la possibilità di studiare economia all’Università Luigi Bocconi dove poi si laureerà. Per lasciare la Lazio, Bernardini pagò 20.000 lire in cambiali alla società romana, con l’aiuto del fratello maggiore Vittorio. Il caso volle che a Milano fu proprio Bernardini a scoprire un giovanissimo Giuseppe Meazza…ma questa è ormai storia. Nella sua carriera Bernardini vinse un bronzo olimpico con la Nazionale ad Amsterdam nel 1928 e da allenatore due scudetti con Fiorentina e Bologna più una Coppa Italia con la Lazio. E da noi amanti del calciomercato verrà ricordato anche come uno dei primi colpi, in pieno stile “aziendale”.

(segue)

Redazione

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