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Il viaggio infinito di Marcello Trotta: dalle giovanili del Napoli al Sassuolo, passando per l’Inghilterra

Un gol per dirsi addio, per salutarsi nel modo migliore, con qualche rimpianto in più ma con la certezza di aver dato il massimo, sempre, anche ad un passo dal nuovo inizio. Un gol nel derby, contro la Salernitana, per guardare per l’ultima volta con occhi diversi i compagni intenti ad abbracciarlo, per naufragare nell’urlo dello stadio Partenio e catturarne ogni singolo suono. L’Avellino è già il (suo) passato, la parentesi romantica che ha restituito al calcio italiano – lo scorso gennaio – un talento emigrato all’estero troppo in fretta. Marcello Trotta, classe ’92, ha rincorso la Serie A per anni ed ora, finalmente, è riuscita a raggiungerla. Ha scelto un percorso alternativo, affascinante ma ugualmente tortuoso. Dalle giovanili del Napoli al Sassuolo, il club dal quale ripartirà subito, carico d’entusiasmo.

L’ADDIO – Nasce, cresce, corre. Non è uno spot pubblicitario ma il naturale scorrere della sua infanzia, trascorsa in provincia di Caserta, a due passi da casa, rincorrendo un pallone che è già motivo di vita, ben prima di diventarne consapevole. Nelle scuole calcio segna valanghe di gol e non passa inosservato, tanto che nel 2004 approda al Napoli. Aveva appena dodici anni. La sua carriera segue il filo dell’abitudine fino all’estate del 2008. Trotta si fa apprezzare anche in azzurro: brucia le tappe, cresce fisicamente, non smette di segnare. È alto e grosso ma anche tecnico, rapido, veloce. Un mancino elegante che non segna solo di rapina. Sulla sua strada, nell’anno degli Allievi Nazionali, anche Sepe, Maiello, Insigne. Come loro, ad attenderlo, le porte della Primavera, l’ultimo ponte prima dell’eventuale approdo in prima squadra, nel mondo dei grandi, il traguardo ambito da tutti. Ma Trotta, intanto convocato in Under 16, abbandona l’Italia appena quindicenne per volare al Manchester City e sposare una prospettiva di vita migliore, dal punto di vista economico e non solo. I sogni del giovane Trotta, però, si scontrano presto con la cruda realtà: la sua carriera inglese è un susseguirsi di prestiti, rimpianti e – nonostante il talento – pochi gol, appena ventidue dal 2011 al 2014 vestendo le maglie di Fulham, Wycombe, Watford, Brentford, Barnsley.

IL RITORNO – Il richiamo dell’Italia, forte quanto la delusione dell’esperienza inglese, è il preludio al trasferimento ad Avellino dello scorso gennaio. A 22 anni compiuti Trotta debutta tra i professionisti nel calcio italiano. Le aspettative vengono ampiamente rispettate: l’attaccante segna e fa segnare contribuendo in maniera concreta al raggiungimento dei playoff, salutati in semifinale dopo il doppio confronto con il Bologna. Per Trotta, però, resta indelebile il vanto dei due gol al Dall’Ara, la doppietta che lo consacra definitivamente e parallelamente all’exploit in Under 21, sotto la guida del ct Di Biagio. Tutto in pochi mesi, tutto in pochi istanti che cambiano il percorso (già) tracciato dal destino. Italia, Inghilterra, Italia ed ora la Serie A: le porte d’un nuovo inizio al termine di un viaggio che lo ha arricchito e ha reso ancor più speciale il traguardo della massima serie.

A cura di Fabio Tarantino – @FabTarantino_19

Redazione

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