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Il tumore, la rinascita, la serie A. La favola di Melchiorri: “Primo gol in A? Un sogno”

Gli occhi della tigre, la voglia di non mollare e di riprendersi ciò che la sfortuna gli aveva tolto in pochi secondi, a costo di ripartire dal basso, da zero. Dopo la bellissima favola di Fabio Pisacane da Cagliari arriva un’altra bella storia che porta il nome e il volto sorridente di Federico Melchiorri.  Calcare un prato di serie A, a distanza di 10 anni dal suo esordio con il Siena, non gli bastava, e così Federico ha deciso di rendere indimenticabile l’ultimo capitolo della sua rinascita: il minuto ottantotto di Cagliari-Sampdoria gli restituisce solo in parte ciò che la malattia gli aveva tolto.

La sfortuna ha imparato bene il suo indirizzo e bussa spesso a casa sua, ma l’attaccante marchigiano ha capito come affrontarla. Non parliamo della rottura del crociato dello scorso aprile, solo l’ultimo degli ostacoli che “Fede” ha trovato lungo la sua risalita. Melchiorri ha vinto battaglie ben più importanti. Lui che a 19 anni già esordiva in serie A, a 24  ha dovuto ricominciare la scalata. La diagnosi, cavernoma venoso, poteva abbattere chiunque, figuriamoci un ragazzo che vedeva svanire il sogno di una vita, quello di diventare un grande calciatore. Federico Melchiorri ha lottato, non si è arreso, è ripartito dai campetti polverosi della seconda categoria marchigiana e adesso ha scalato l’ultimo gradino.

Chi lo vede per la prima volta in un campo di calcio rimane a bocca aperta. Chi invece lo conosce da una vita l’aveva capito subito che Federico  sarebbe arrivato, che aveva “una marcia in più”. Tecnica, velocità, fisico e i paragoni si sprecano. In molti, fatte le dovute proporzioni,  lo paragonano a Ibrahimovic, altri a Edinson Cavani.  Ma Melchiorri non è solamente un bomber. Federico è uno che gioca con il cuore tutte le partite, con la stessa determinazione che gli ha permesso di riprendersi la scena. Proprio come oggi, quando, nonostante un grande lavoro di copertura, ha creduto fino all’ultimo all’errore di Viviano e ha regalato tre punti insperati ai suoi tifosi.

“E’ una persona molto riservata, tranquilla, non è uno di quelli che ama fare tardi in discoteche o locali” -raccontò ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com Matteo Rossetti, procuratore e amico di Melchiorri – “Passa la maggior parte del suo tempo in famiglia, con la ragazza e con il suo cane, diventato per lui un inseparabile amico. E poi gioca molto con la playstation. Ascolta tanta musica. Il suo gruppo preferito sono gli 883 e i Queen, ma gli piace anche J-Ax. Piatto preferito? Adora i “Vincisgrassi maceratesi” cucinati dalla sua fidanzata Camilla”. Un ragazzo come tanti, ma con una determinazione e una forza di volontà fuori dal comune. Calciatore preferito? Alex Del Piero: “Sì, vero, il suo idolo. Quando giocava nel Padova fecero un’amichevole con il Sydney e lui, quando stava uscendo Del Piero, si fece 30 metri di corsa per andare a stringergli la mano. Mi raccontò che era talmente emozionato che l’unica parola che gli venne era ‘Grazie’. D’altronde se è arrivato dove è adesso in fondo è anche un po’ merito di Del Piero”.

“La Maceratese è la sua squadra del cuore quella che segue da una vita” – aggiunse Simone Settembri, l’amico di una vita – “Quando tornò qui a giocare fu un sogno per lui, che aveva seriamente pensato di smettere. Gran parte del nostro gruppo da anni frequenta la curva della Maceratese, quindi ti faccio capire cosa significasse in quel momento giocare davanti a tanti amici che tifavano per lui, il massimo. Tanto è vero che l’estate successiva ci furono diverse chiamate da squadre di Lega Pro, ma lui rifiutò, sarebbe andato via solo in caso di chiamata dalla B e così fu, andò a Padova“. Lui che con quegli stessi amici giocava per strada o nei campetti di periferia è diventato il loro idolo.

“Federico  fin da piccolo è sempre stato molto orgoglioso. Ci ha sempre tenuto a dire che se un giorno fosse arrivato nel calcio che conta lo avrebbe fatto con le sue forze e così è stato”. E “Fede” ci è riuscito. Nel post-gara di Cagliari-Sampdoria a stento ha trattenuto le lacrime: “Non riesco a descrivere l’emozione. Solo essere entrato in campo oggi è un traguardo eccezionale. Il gol? Un sogno. Non sembra reale. Io ci ho sempre sperato, ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino”. E noi ringraziamo te Federico, per questa lezione di sport e di vita. Lottare sempre, arrendersi mai, anche quando tutto sembra perduto, a costo di ricominciare da capo.

Francesco Caruso

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