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Il Torino invia le maglie, Mattarella chiama. “Non ci credevo!”. Capriccioli e la sua Amatrice, 90′ per ripartire

Una sigaretta dopo l’altra: “Ma quanto fuma? Sembra Zeman”. Nervoso, ansioso. Giorno importante per lui, la partita ancor di più. Vale tantissimo. Tutti a Rieti, gli amatriciani. Pensieri. Il telefono, poi, squilla in continuazione: “Oggi mi hanno chiamato centinaia di persone, la batteria si è scaricata”. Chiama anche Sergio Mattarella. Da un presidente all’altro, ringraziamenti e complimenti. “Quasi non ci credevo!”. Il Torino, inoltre, manda pure un bel regalo: due pacchi di maglie originali. E uno di questi lo usa il Cittaducale: “Un gesto di solidarietà, di vicinanza”. Occhi lucidissimi, Sciarpa al collo infine, i colori della città sul cuore e sulle spalle. Le scarpe buone lucidate ad hoc. “Oggi è un’occasione speciale”.

Inizia la partita in tribuna, seduto. “Troppa ansia, troppa adrenalina”. E a fine primo tempo è già in panchina coi ragazzi, quelli con cui ha vissuto l’incubo del terremoto. Perché lui, Tito Capriccioli, è il presidente dell’Amatrice Calcio. “Ripartiamo subito – ci racconta in esclusiva – siamo qui per onorare i nostri giocatori, il nostro paese”. Fiero come pochi, tra una sigaretta e l’altra. All’1-0 entra in gioco anche la scaramanzia: “Stiamo calmi, è iniziata ora”. Poi il Cittàducale fa 1-1: “Riprendiamo, dai dai!”. Su e giù, avanti e indietro. Se potesse giocherebbe pure lui, è sicuro. Lui, sì. Tito Capriccioli. Che il giorno dopo il terremoto era già attivo: “Ho aperto subito il mio negozio, volevo dare il mio contributo”. Picconi, scale, guanti, funi, corde. Il ferramenta della gente: “Prendetevi tutto, estraete i vostri parenti dalle macerie”. Generosità. Oggi il calcio, la sua Amatrice. Prima gara di campionato in Terza Categoria senza neanche…una sgambata: “Non ci siamo mai allenati, ma l’importante è essere qui”. Il campo,è diventato la mensa del paese. Serve a cose più importanti del pallone, è chiaro. Alla fine, però, vince l’Amatrice, un bel 3-1 grazie al baby Micozzi (qui la storia).

Nel mezzo i ricordi e la commozione: specie per Marco Magnifici, il vicino di casa che è stato il primo ad aiutare. Per lui una targa con dedica. Spazio anche per l’arbitro, un altro amatriciano protagonista nei soccorsi. “Come tutti”, ci specificano. Bambini, figli, padri, adulti. Oggi Rieti, domani il campo di Borbona: “Ma l’anno prossimo torniamo ad Amatrice!” promette il sindaco Sergio Pirozzi, allenatore del Trastevere in Serie D. Anche Capriccioli è sicuro: “Bella vittoria, ripartiamo da qui”. Nel terzo tempo, a fine partita, c’è spazio per qualche battuta. In fondo ci si gioca sempre un campionato: “Avete meritato, ma l’arbitro…”. Piccoli battibecchi che ci stanno, ma sempre col sorriso e l’abbraccio finale. Amatriciana pronta, pasta e fagioli bella calda. I bambini giocano, ce ne sono tanti. Prima della partita c’è stato spazio anche per loro, hanno disputato piccole amichevoli sotto lo sguardo dei papà. Sembra di stare in famiglia. Si parla, si vince. E infine si dimentica. Almeno per un attimo, almeno per 90 minuti. 

Francesco Pietrella

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