Ricordi felici, anni fantastici: Simone Pepe torna a giocare contro la sua Juventus, questa volta indossando la maglia del Pescara. “Non è merito delle vittorie, condivise con gente più forte di me, ma proprio della corsa, della generosità”, ha ammesso sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. ammette ora. “La Juventus è qualcosa di diverso da tutto il resto. Quando sei fuori da quel mondo, senti sempre parlare della loro mentalità. Ti sembra un discorso finto, poi ci entri e capisci cosa vuol dire: è la storia che si tramanda. Devi vincere perché quelli prima di te lo hanno fatto e quelli dopo lo faranno”.
E ancora: “I più forti durante i miei quattro scudetti? Escludo Pirlo e Buffon: loro non stanno in nessuna classifica. Allora dico Vidal: anche l’allenamento con lui era più intenso. Trascinava la squadra 20 metri avanti col pressing, a volte anche confusionario. Un altro nome? Vucinic: non è vero che non avesse voglia, anzi…”. Un gol è particolarmente importante, quello nella prima partita col 3-5-2: “Novembre 2011, Napoli. Conte mi disse: cambiamo modulo, vuoi fare la mezzala o l’esterno? Per fortuna alla fine feci la mezzala… La forza, però, era ed è ancora nella BBC più il portiere: a loro non si può rinunciare. Ora ci sono pure Benatia e Rugani, contro gente così, al Pescara serve un’impresa”.
Sull’Europa per i bianconeri: “Può essere l’anno buono. Come nel primo anno di Allegri bisogna prendere fiducia pian piano e poi sorprendere i rivali. Il giorno dopo la finale di Berlino ero devastato, devastato, dal dolore anche se ero una comparsa nella squadra. A destro oggi ci sono giocatori più tattici e ordinati (Lichsteiner, Dani Alves) ed altri forse con più qualità e follia. Ho giocato con Cuadrado all’Udinese: lui era il terzino, io l’ala, ma saltava tutti e dovevo coprirlo. A proposito di fascia destra, dopo Camoranesi mi sentivo in imbarazzo: volevo dire alla gente ‘scusate se non sono bravo come lui’.
E ora Pescara: “Sto alla grande, l’ambientamento prosegue: ho avuto qualche problema fisico e senza la giusta condizione a uno come me si annebbia la vista. Per questo non ho giocato dall’inizio, ma spero succeda presto. Oddo avrà un grande futuro. È molto preparato e con la dote che tutti hanno notato: fa giocare benissimo la squadra. Quando ho visto Pescara-Napoli ho pensato: ‘Me sò perso qualcosa? Sto a vedè il Barcellona?’. Stessa cosa contro il Sassuolo, grande gioco e sfortuna. Alla fine, le abbiamo perse entrambe. Contano i risultati e, se non segniamo, tutti i complimenti diventano chiacchiere inutili. Però, possiamo aggiustare la rotta perché c’è tanta qualità. I migliori? Meritano tutti, ma dico: Cristante, Caprari, Verre e Biraghi. Se continuano a correre, faranno carriera”. Come sarebbe stata la sua senza quel terribile infortunio alla coscia sinistra? «Inutile farlo. Anzi, a volte penso: cosa farei adesso se da bambino non mi avesse notato Bruno Conti? Conta la fortuna e io, nonostante quei due anni e mezzo fuori, ne ho avuta».
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