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Il suo Milan e quello attuale. Parla Van Basten: “Triste vedere San Siro vuoto. Se non mi fossi ritirato avremmo dominato altri 3 o 4 anni”

“Porto la mia esperienza e la passione verso uno sport bellissimo. Il più bello. Dobbiamo proteggerlo, renderlo avvincente”. Parola di Marco Van Basten. Dal campo alla scrivania, è sempre lui. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, l’ha chiamato a Zurigo e gli ha affidato la delega all’innovazione tecnologica: “Dobbiamo proteggere il calcio, renderlo avvincente”, le sue parole rilasciate in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Un fiume in piena, ricco di ricordi: “Che battaglie con Maradona, vincere era un’impresa: oltre a Diego, c’erano Careca, Giordano, Ferrara… Ma anche noi avevamo tanti campioni e forse eravamo più squadra. Maradona quando è venuto qui a Zurigo è stato contagioso. Per lui il calcio è allegria, trasmette queste sensazioni a chi gli sta intorno. Parliamo di un grandissimo: scudetto a Napoli, campione del mondo e tanto altro. Eppure se gli dai un pallone torna bambino. Ecco, questa magia rende il calcio lo sport più popolare al mondo”. E proprio sabato ci sarà Milan-Napoli: “I colori rossoneri sono nel mio cuore, ma soprattutto spero sia una partita spettacolare. Il mio Milan? Ci divertivamo sempre. Non solo in campo, anche durante la settimana. Ogni allenamento era una festa. Era questo il nostro segreto. Certo, parliamo di un Milan stellare: in ogni ruolo un campione. Ma non si vince così tanto se non c’è armonia”. E il Milan di adesso? “Vedere San Siro mezzo vuoto mi mette tristezza. Una cosa inconcepibile ai miei tempi. Al Milan mancano i grandi giocatori, ma pure una struttura moderna. La Juventus ha in rosa dei campioni e lo stadio pieno. Sono stati bravi. Si possono permettere di pagare Higuain 90 milioni di euro, di puntare su un talento come Dybala. Milano ha una città e una regione potenzialmente superiore a Torino e al Piemonte. Sia come bacino di persone, sia a livello economico. Nel calcio arranca, davvero strano. Milano deve stare davanti. E in scia la Juve con Roma, Napoli e le altre grandi città”.

Il rimpianto del ritiro? “Se non mi fossi ritirato avremmo dominato per altri 3-4 anni. In Italia e nel mondo. In confronto la striscia del Barcellona di Messi sarebbe poca cosa. Sacchi o Capello? Due grandi allenatori, ma personalmente preferisco Capello. Lasciava spazio all’inventiva dei giocatori, ci dava la possibilità di improvvisare. Con Sacchi ogni mossa era studiata in modo ossessivo”.

Redazione

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