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Il ritorno di Bettinelli a Varese: “Affronteremo le ultime 7 con l’umiltà degli ultimi e la testa dei primi”

Il cellulare suona libero per pochi secondi, poi un “pronto” con voce squillante e positiva. E’ quella di Stefano Bettinelli, da poco tornato sulla panchina del Varese Calcio, in un momento non proprio facile, dato che è il terzo allenatore in stagione a cui la società lombarda affida la panchina, dopo Ramella e Baiano. Ma quello tra il “Betti” e questa squadra è un ritorno a casa: “E’ già la seconda volta che mi capita di essere richiamato in un momento delicato. Allora andò bene; oggi le premesse non mancano e Domenica siamo partiti con una vittoria. I risultati però si vedono sempre alla fine”.

Le sue parole hanno una forte carica positiva, ma lasciano presto spazio alla concretezza, prerogativa imprescindibile e indispensabile a fare bene in campo come in panchina: “Per preparare una partita non bisogna tralasciare nessuno dei quattro aspetti fondamentali: tecnico, tattico, fisico e mentale. Elementi fondamentali affinché i giocatori diventino complementari gli uni agli altri. In più, dato che non so molto di questa competizione, mi sono fatto aiutare dalla tecnologia: ho visto tantissimi filmati dei nostri competitors. Ho osservato le loro qualità e il loro approccio alla gara, anche se poi non gioco mai in contrapposizione all’avversario. La mia squadra deve avere una fisionomia ben definita”.

Tanti gol -domandiamo- o difesa invalicabile? “Voglio che i giocatori si sentano padroni del campo: attenzione in fase difensiva senza disprezzare quella offensiva. Non mi piace puntare sul contropiede e non esiste che si faccia un gol e si difenda quello. Per farvi capire, Domenica vincevamo 2-0, ho tolto una punta e ho messo una punta”. Si capisce perfettamente. E si intuisce ancora meglio che il rapporto tra Bettinelli e i suoi giocatori è a 360 gradi: “La regola fondamentale è una: pretendo gente che lavori, sudi, lotti, prenda botte, poi si rialzi e corra di nuovo. Voglio che ognuno dei miei giocatori abbia rispetto per i compagni e metta sempre la squadra al primo posto. Se viene percepito questo si può costruire qualcosa di importante. Poi cerco sempre di avere rapporti veri, sinceri ma prima di tutto umani con i ragazzi, coi quali molte volte nascono vere e proprie amicizie”.

Un nome su tutti? Leonardo Pavoletti, allenato da Bettinelli, a Varese, qualche stagione fa: “Con lui, come con tanti altri giocatori che ho allenato, c’è ancora un rapporto vero e di stima. Sta vivendo una carriera straordinaria perché è un giocatore e un uomo straordinario. La sua partita nei playout di andata contro il Novara, nel 2014, è un esempio di quello che intendo per fatica, abnegazione e sacrificio a servizio del gruppo. Anche se in quella circostanza dovetti dirgli di smettere di correre se no gli sarebbe esploso il cuore”.

Cuore, è questo che serve secondo Bettinelli. E se ha accettato di sedersi di nuovo su questa panchina è perché sente che di cuore lì ce n’è. E anche perché il nuovo presidente, Fabio Baraldi, l’ha saputo convincere: “Se sono tornato, tanto lo devo a lui. Mi ha detto alcune cose da imprenditore ambizioso e serio. Ha le idee chiare, è un uomo di sport ed è abituato al lavoro e alla fatica per ottenere il risultato”.

Le premesse, come gli obbiettivi, davvero non mancano. E il messaggio che arriva dal profilo Twitter del Varese Calcio, parla chiaro: “InsiemeSiamoGranDi”.

Redazione

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