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Il Reus Deportiu è salvo: dal fallimento certo al sogno Liga

Dal rischio fallimento al sogno promozione. L’incubo del Reus Deportiu è finito nel migliore dei modi, una conclusione quasi insperata che salva il club catalano della Segunda División spagnola dall’incubo di sparire dal calcio.

E pensare che la rosa era rimasta solamente con dodici uomini, il minimo indispensabile per poter continuare il campionato, anche se la maggior parte di questi era parte delle giovanili. Colpa degli stipendi non pagati e della possibilità che hanno avuto i calciatori di andarsene, una volta certificato che i pagamenti non sarebbero più arrivati.

Situazione degenerata al punti di arrivare alla sospensione di Reus-Las Palmas da parte de LaLiga, che non ha assegnato un arbitro per garantire “la purezza della competizione” prendendo intelligentemente tempo.

La permanenza in un campionato come la B spagnola è un forte investimento che la famiglia Oliver non riusciva più a sostenere, ma grazie a un accordo con un gruppo imprenditoriale americano tutto è andato per il meglio. Anche oltre le aspettative. Un comunicato ufficiale in lingua inglese ha segnato la svolta del Reus. Sì, ci dovranno fare l’abitudine questi catalani a leggere nella lingua di Sheakespeare, vista la nazionalità della nuova proprietà. Questioni di lingua che si sorvolano con facilità, se è solo questo il prezzo da pagare per continuare a vedere la propria squadra in campionato.

Non solo un’ancora di salvataggio, ma anche una grande prospettiva per il futuro. Perché da essere la squadra destinata al fallimento adesso il Reus Deportiu ha anche ampi margini di crescita, a partire dal mercato in cui verranno fatti colpi per provare innanzitutto a raggiungere una salvezza ancora alla portata, e chissà, forse per gettare le basi per un grande campionato l’anno prossimo con vista Liga.

D’altronde la nuova proprietà oltre a disponibilità economiche ha anche grandi prospettive: la famiglia Onolfo, che assieme a quella Platt ha rilevato il club, da Oliver ha una buona tradizione in patria con un calciatore che partecipò alle Olimpiadi del ’92, un ex direttore sportivo del LA Galaxy e un attuale calciatore della squadra B dei Galaxy che gioca in Messico.

Il primo passo è quello di ampliare lo stadio da 4.000 a 18.000 posti e da lì gettare le fasi per un futuro che possa cancellare in fretta le paure vissute negli ultimi mesi.

Simone Gamberini

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