Categories: Interviste e Storie

Il Re saluta il suo popolo, l’addio di Monchi è un attimo eterno: tra lacrime, Antonio Puerta sulle spalle e un Siviglia pazzesco

Istanti eterni. Un popolo si alza in piedi e applaude il suo re. Un uomo gigante, con gli occhi gonfi di lacrime. Lui, lì per 17 anni. È la vita di un portiere che un giorno, in silenzio, diventa un direttore sportivo. Il tempo passa, la storia avanza e lui regala alla sua gente qualcosa d’immenso. Cosa? Dona loro dei giocatori normali e li fa diventare speciali. Attenzione, il meglio arriva dopo. Al resto ci pensa il flusso del mercato. Perché se gli affari passano, lui resta. Quel re cede i suoi ragazzi e in cambio porta a casa dei trofei. Ok, avete capito: il soggetto del quadro è proprio lui, Ramón Rodríguez Verdejo. In una parola: Monchi.

“Non ho un discorso da fare. Preferisco rispondere alle vostre domande”, ha proclamato il re qualche giorno fa. Oggi, però, la sua gente lo ha cercato. E lui è entrato nel suo feudo, Il Sanchez Pizjuan. Prima tenendo un discorso fuori dallo stadio, poi scendendo in campo. Davanti alla sua gente. In mezzo ai trofei conquistati. Tra le sue Europa League e gli infiniti sogni trasformati in realtà. Chiudendo il tutto con la più classica delle dinamiche: giro di campo e via di lacrime. Sulle sue spalle, come mantello, Monchi indossa il simbolo più importante dell’impero che ha costruito: la maglia di Antonio Puerta, scomparso in campo il 28 agosto del 2007.

Prima del fischio d’inizio il Biris Norte, il nucleo pulsante del tifo del Siviglia , ha esposto uno striscione dedicato a Monchi: “Gloria eterna leggenda sevillista”. Il direttore è un tipo sveglio. Sigaro, bottiglia di Coca-Cola nello studio e via a cercare i talenti. E ne ha trovati tanti in questi anni. Numeri tipo… più di 200 milioni di plusvalenze. Facile, per il Re Mida dell’Andalusia: Ricordo con piacere tutti i miei acquisti. Dal primo Notario all’ultimo Walter Montoya”.

Un Siviglia senza Monchi? Ma è impossibile’, pensano i ragazzini. Gli abbonati di sempre, invece, addirittura non ci credono. Ma il saluto di oggi regala un lascito eterno. Un’eredità preziosa e da custodire. Già, fortunato chi si gusterà quel Re del dietro le quinte del pallone. Intanto Monchi, dalla tribuna, oggi ha assistito alla partita più bella di questa Liga. Jovetic, Sarabia, Correa e Ben Yedder. Tutta roba sua, eh. Chi scoperto, chi rivitalizzato e chi creato da zero. E ora il Sevillismo scaccia la crisi con la speranza di ritornare stupenda. Mentre un popolo si alza in piedi e salita il suo Re: ‘Adios, Monchi’.

Redazione

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