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Il Puck, Ronaldo e una lunga attesa finalmente alle spalle: ecco André Silva, primo sorriso in A e Genoa ko

Stacco di testa, Perin che non ci arriva: finalmente André Silva, Genoa ko e Milan che passa a Marassi. All’ultimo respiro, dopo una partita che prometteva più emozioni e che sembrava essere ormai destinata a chiudersi sullo 0-0. A deciderla, a pochi secondi dal triplice fischio, la prima gioia in serie A di André Miguel Valente Silva: “Sono felice per il primo gol in campionato, ma la cosa più importante è il lavoro. – le parole a caldo del protagonista di giornata, che sulla lunga attesa per la prima rete in A aggiunge – Dovevo segnare, sono contento di averlo fatto stasera”.

Tutto mentre Gattuso gli passa alle spalle nella mixed zone di Marassi e gli da un buffetto sul collo: “Che mi ha detto? Che ho fatto un bel lavoro e che c’è fiducia in me: devo ascoltare l’allenatore e pensare a fare il mio lavoro”. Parole da grande, per un ragazzo nato nel 1995. Da Gondomar – comune portoghese di poco più di centosessanta mila abitanti – a Milano, passando per Porto (B e prima squadra): ventidue anni, professione attaccante – anche se inizialmente giocava a centrocampo come un “10” nelle giovanili del Salgueiros, lo chiamavano Deco perché anche lui, prima di trasferirsi al Porto, aveva giocato lì – e un biglietto da visita firmato Cristiano. Ronaldo, compagno di nazionale “molto contento per l’arrivo di André in rossonero: – le parole di Jorge Mendes, agente di entrambi, allo sbarco di Silva in Italia – Cristiano ci ha parlato la notte scorsa e gli ha detto che andrà a giocare in uno dei migliori club del mondo, con una grande storia, e che ci sono tutte le condizioni per trionfare”.

Investimento a inizio estate di 38 milioni (nelle casse del Porto) per il Milan, 5 anni di contratto e ingaggio da 1,9 milioni di euro l’anno più bonus al ragazzo: maglia rossonera numero nove sulle spalle e tante, tantissime aspettative per il quarto acquisto del nuovo Milan targato Fassone – Mirabelli, dopo quelli di Musacchio, Kessié e Ricardo Rodriguez. Karate, nuoto e poi hockey su pista le prime passioni dell’Andre Silva ragazzino: un dodicenne col vizio del “roller hockey”. Il “puck” invece del pallone: dischetto di gomma, caschetto e bastone d’ordinanza e… rete. Eh già, perché André Silva segnava a raffica anche lì, ma una volta tolte le protezioni scattava subito il calcetto con gli amici. Tocchi di fino, di suola, di genio. Giochi di classe che infine, come spesso accade, lo convinsero ad abbandonare l’hockey e a “convertirsi” al dio pallone. “Che ho scelto perchè sono molto competitivo e poi perché è il gioco della gente”. Cuore e passione, per novanta minuti più recupero in campo: quel recupero oggi decisivo.

“Bisogna sempre dimostrare tutti i giorni sul campo le proprie qualità, ma Silva è un ragazzo giovane e nonostante l’età che ha gioca già nella Nazionale portoghese” le parole di Gattuso a fine gara dalla pancia del Ferraris. “Lo abbiamo pagato tantissimo: è giovane, deve abituarsi a questo tipo di campionato. André Silva ha 22 anni, lavora sempre ore e ore, bisogna dirgli basta per fermarlo. Quando un ragazzo lavora così bisogna solo assecondarlo e dargli una mano per fargli capire dove migliorare. Non lo scopro certo io il ragazzo, è un giocatore forte e lo deve dimostrare: fino a oggi non ha dimostrato tutto il suo valore”. Carota e bastone da parte di Ringhio per chi, nel pomeriggio da allerta arancione di Marassi, gli ha regalato i tre punti.

Pesantissimi, reazione immediata al ko di Europa League con l’Arsenal e zona Champions più vicina: grazie alla prima gioia in A di André Silva, dopo le otto in Europa League. Le prime ai preliminari, nella doppietta di San Siro allo Shkendija. Costanza in Coppa, attesa in campionato. Un’attesa lunga, lunghissima, durata ventotto interminabili giornate: fino al novantaquattresimo minuto di Genoa-Milan. Assist di Suso, stacco di testa André Silva: a far esplodere il sorriso contagioso di quel ragazzino strappato all’hockey e regalato al mondo del pallone. Portoghese, da giugno tinto di tricolore. Quello dell’Italia, da mesi in attesa del suo primo lampo in campionato: arrivato oggi, sotto il cielo grigio di Marassi. Game over al Ferraris, l’attesa è finita.

Marco Bovicelli

Nato a Genova il 26 novembre del 1979, mi laureo nell'Università della mia città in Scienze della Formazione. Inizio a raccontare di pallone nel 2012 nella trasmissione "Goal Sera", sull'emittente ligure Telenord (anche se leggende metropolitane mi vogliono, microfono in mano davanti alla tv, a fare telecronache già all'età di cinque anni). Ho collaborato in qualità di redattore con fantagazzetta.it e ilpubblicista.it (testata online e cartacea con la quale lavoro tuttora). Giornalista pubblicista dal 2014, metto parole ed emozioni su Gianlucadimarzio.com dal novembre del 2013, per il quale ho iniziato seguendo quotidianamente la Sampdoria oltre a Genoa, Savona ed Entella. Sempre in viaggio, nella mia borsa non possono mancare penna, tablet e un buon libro.

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