Sembra il titolo di un cartone animato. Non lo è. Sono le radici di un nome e di un cognome, magico. Emiliano Mondonico. Lombardo di nascita. Cremonese nel sangue. L’Emiliano, non sta – letteralmente – all’abitante dell’Emilia-Romagna, come il Mondo(nico) sta ai sinonimi di forza e vitalità. Le emozioni più importanti della vita si sentono col cuore, è vero. Le cose più importanti, però, vanno affrontate di petto. Soprattutto quando allo stomaco non sono le farfalle che si sentono da giovani a creare disturbo e malumore, ma una vera e propria bestia nera. Pronta a creare malessere. E c’è una gran bella differenza tra i due “mal”. Il mal “umore” stato d’animo passeggero. E il mal “essere”, nelle situazioni più estreme, condizione fisica negativa quasi ingestibile. Quasi. Perché quando la seconda parolina, magica, a comporre è “essere” si hai il pieno diritto di poter sperare. E lottare. Proprio come ha sempre fatto Emiliano Mondonico. Col sorriso sempre sul volto, con passione e determinazione.
Le farfalle colorate. Eh no. Una bestia nera. Più bestia o più nera? Difficile dirlo. Quando però si attacca uno che di cognome fa “Mondo”nico, un mondo di resistenza e di forza a contrapporsi bisognerebbe pure aspettarselo. Un face-to-face, insomma. Quando il “Mondo” ha avuto la forza di sconfiggere la prima volta la bestia, ha dimostrato di avere una condizione mentale, allenata in anni di palestra calcistica, vincente. E non è da tutti. Anche se spesso il calcio è lo specchio della vita. In settant’anni fatti di vittorie, sconfitte e pareggi – il più caro il 2-2 che costò la Coppa UEFA al Torino contro l’Ajax il 13 maggio 1992 – lo spirito sportivo è stato messo in pratica anche nella battaglia da vincere, quotidianamente. Così, cinque anni fa, Mondonico ha saputo sconfiggere quella che, sulla carta, poteva sembrare una partita già persa in partenza – ribaltandone il pronostico. Una vita a creare campioni. La sua. Uno su tutti, Vialli – il Belotti di oggi (seguito da vicino durante le giovanili all’ Albinoleffe, tra l’altro). Nel suo Torino di ieri. Quello di Lentini, Policano, Scifo, Martin Vasquez e Casagrande. Nel grande mondo granata c’erano anche Vieri e Sottil, ancora diciottenni. Oggi la bestia nera è tornata, e c’è solo un campione che serve tirar fuori. Quello magico che c’è nel “Mondo di Emi”. Oggi non importano le partite vinte in campo, da giocatore prima e allenatore poi. O Forse si. Perché quando in carriera hai battuto Sporting Lisbona e Real Madrid, è un bene ricordare come si vinca e cosa si provi. Adesso una sola cosa è essenziale: vincere la partita più importante. Quella della vita. Per la seconda volta. Ad aspettarlo in panchina c’è l’Italia intera. La sua battaglia è l’immagine del sacrifico durante gli allenamenti, che ha sempre chiesto ai suoi uomini. E allora, ecco svelati tutti i valori a dar magia. Al Mondo di Emi. Che no, non è un cartone animato, ma vita reale che scorre. Forza Emi(liano). Tutto il Mondo calcistico, e non, è con te.
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