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Il medico della Croazia ha torto, sono i dati a dirlo

“Pjaca? Temo per il suo recupero, perché i giocatori che subiscono questo tipo di lesione, nel 45% dei casi, non tornano come prima”. Frase ad effetto quella del dottore Nemec, che ha turbato e non poco tutti i tifosi della Juventus. Ma perché il medico della Croazia ha torto?

Dati, tempi di recupero e statistiche sono gli unici metodi oggettivi per una giusta analisi riguardo l’effettivo recupero di un calciatore da un’operazione al legamento crociato. Il concetto “non tornano come prima”, e la relativa percentuale, puó al massimo essere ascritto a giudizio tecnico personale, più che ad un’analisi statistica. In che modo è ricollegabile una o più prestazioni sottotono al pieno recupero fisico? Al contrario, se un giocatore tornasse “più forte” di prima allora l’operazione al ginocchio diventerebbe “la sua fortuna”? La risposta è semplice, non puó esserci collegamento diretto tra prestazione ed operazione.

Sono solo i numeri a parlare e quelli non mentono. “Il metodo utilizzato dal professor Mariani prevede un recupero di 4-5 mesi, ma la Fifa per infortuni del genere raccomanda di far trascorrere 7-8 mesi prima del rientro in campo”. Anche qui, falso. Le tempistiche tra i 120 e 150 giorni, fanno parte dell’iter adottato dalla Fifa e non a caso Villa Stuart è uno dei pochi Centri Medici mondiali certificati dal massimo organo calcistico per gli atleti di alto livello. L’ordine di rientro in campo dei tanti calciatori operati da Mariani è lì a confermarlo. Mario Rui (113 giorni dall’operazione), Milik (117), Perin (122), Insigne (125), Totti (126) De Silvestri (126), Rudiger (133), Salvio (138), solo per citare i casi più famosi. Squadre diverse, giocatori con età diverse in ruoli diversi, tutti perfettamente tornati all’attività professionistica. Fortuna? Nel vocabolario medico non esiste.

“Se un giocatore mi chiedesse di rientrare prima di sei mesi gli consiglierei di cambiare medico”, ha concluso Nemec. L’esperienza porta a dare giudizi. Il responso, però, spetterà sempre al campo.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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