Per stasera non c’è stata scelta, né qualunque altra opzione. La realtà ha rappresentato esattamente ciò che forse, un po’ più spesso, vorremmo qualitativamente rivedere: un pizzico di nostalgia ci può sempre stare, ragionevolmente; ma non può che diventare totale nel vedere chi, nel giorno dell’addio al calcio di un campione senza eguali, anche fuori forma e con qualche anno in più ha regalato ancora perle e giocate a dir poco sorprendenti. La carta d’identità si sbiadisce, le stagioni passano, i piedi restano: e non andate a dirlo ad uno che, a 39 anni e con il suo inconfondibile andamento, saprebbe spiegare calcio ancora a molti. Anche ne “La Notte del Maestro” scelta per salutare tutti, di fronte ad un San Siro gremitissimo e da subito pronto ad acclamare il suo nome, pur senza trovare il gol ma dipingendo un assist: nel segno, e non poteva essere altrimenti, di Andrea Pirlo.
Già si poteva minimamente immaginare, ma a viverla…la percezione finisce per essere naturalmente spontanea. Qualità, in sovrabbondanza e da impazzire, per due squadre impressionanti: vedere Cafù con qualche capello in meno ma (quasi) con la stessa spinta di sempre, come Serginho; Shevchenko aprire le marcature, come da vecchia, vecchissima abitudine; Inzaghi muoversi sulla linea del fuorigioco e fare tripletta (chiedendo il pallone alla fine), Seedorf provare scivolate (quasi una rarità) per tenere il pallone in campo. Che il ritmo non potesse essere elevato o prevedere un agonismo degno di tale definizione era cosa sostanzialmente scontata, ma il divertimento non è certamente mancato: 7-7, i gol di Quagliarella, di uno scatenato Vieri, Cassano, Brocchi, Toni, Matri e Pato a completare la festa, un tuffo nel passato con un piccolo sguardo al futuro. Perchè a sostituire Andrea, a pochi minuti dalla fine, è stato Niccolò, suo figlio, vicino anche al gol di testa: storia di un destino che, chissà, potrebbe rivedere un altro Pirlo seminare classe e qualità. Quello con la bacchetta tra le mani a dettar ritmi e legge a centrocampo, da oggi, ha detto basta, tra gli abbracci di San Siro e degli ex compagni, con tanto di foto di gruppo finale. Istantanea di un gruppo di miti che non torneranno mai più e che, in anni stupendi, abbiamo avuto la fortuna di goderci. Dal Maestro alla sua orchestra, passando per tutti i suoi allievi.
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