C’era una volta, poi nemmeno tanto tempo fa, uno stadio con 60 mila persone sugli spalti in una calda serata d’estate. Era il Camp Nou di Barcellona, ed in campo c’era la Sampdoria… La favola da leggere ogni notte a figli e nipoti prima di addormentarsi, Gianluca Sampietro l’ha scritta nell’agosto del 2012. Trofeo Gamper, Barcellona, Catalogna. Orologio che fa segnare quindici minuti alla fine della gara, Ciro Ferrara si gira verso la panchina: “Scaldati, veloce che entri”. “Credevo mi prendesse in giro, sono rimasto impietrito per alcuni secondi. Poi… Cosa dire: un sogno, non ci sono altre parole. Sensazione pazzesca che porterò con me per tutta vita, qualcosa di irripetibile”. Al ricordo, Gianluca Sampietro si emoziona ancora oggi che di anni da quell’agosto del 2012 ne sono passati quasi cinque, e al Camp Nou di Barcellona fa posto la Lega Pro, il Taranto. “Perché in estate ho scelto questa piazza così prestigiosa per ripartire: avevo ancora un anno di contratto con la Sampdoria, ma ho preferito risolvere l’accordo e accettare la proposta del Taranto. Errori in passato ne ho commessi, qualche scelta sbagliata pure: ma adesso ho tanta voglia di dimostrare tutto il mio valore”, racconta Sampietro in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com
Ripartire, un pensiero fisso
quello di Sampietro. Perché se l’esordio al Camp Nou durante il Trofeo Gamper è
stata un’emozione indimenticabile, gli anni trascorsi nel settore giovanile
della Sampdoria non sono stati da meno. “Ho
fatto tutta la trafila blucerchiata da quando avevo otto anni, fino alla
Primavera e a quel ritiro con la prima squadra dell’estate del 2012”,
racconta Sampietro. Pane, pallone e un compagno di viaggio speciale. “Mauro
Icardi, sì. Mia madre per due
anni ci ha accompagnato ogni giorno agli allenamenti, avevo davvero un bel
rapporto con lui. Adesso ci siamo persi, ma
pensa che un’estate mi ha invitato alle Canarie per trascorrere le vacanze
insieme. Che rabbia aver perso lo smartphone dove conservavo tutte le
foto…”, afferma Sampietro. “Mauro era
un ragazzo tranquillissimo, professionista esemplare: curava in ogni dettaglio
ogni particolare, era maniaco dell’alimentazione. In campo, poi, una fame e una
cattiveria sotto porta pazzesche”, ricorda il centrocampista classe 1993
oggi al Taranto.
Il punto più alto l’esordio al Gamper, quello più basso l’infortunio del febbraio 2016 quando indossava la maglia della Pro Patria. “Uno strappo che mi ha tenuto lontano dai campi per tanto tempo, ma è il passato, guardiamo avanti”. Nell’album dei ricordi di Sampietro, però, un pagina speciale la occupa Ciro Ferrara. “Nell’estate del 2012 il ds Sensibile mi portò in ritiro con la prima squadra, dovevo restarci solo qualche giorno, ma al mister evidentemente sono piaciuto. Da Ferrara ho sentito fin dal primo giorno grande fiducia, mi riempiva di consigli, mi ripeteva sempre una cosa: ‘fai quello che sai, tranquillo e spensierato’”. Una spensieratezza che lo ha portato ad indossare le maglie della Nazionale Italiana U18, U19 e U20: “Da Rugani a Belotti, ne ho avuti di compagni bravi eh… il Gallo? Un mostro! Cattiveria, spirito di sacrificio: non mi sorprende l’exploit di questa stagione”. E Sampietro? “Per me adesso c’è solo un pensiero fisso, quello di contribuire con le mie qualità alla salvezza del Taranto. Poi…”, qualche attimo di silenzio, poi quel desiderio che lo accompagna fin da bambino: “Dimostrare il mio valore, riuscire a fare il salto di categoria”. Che non sarà il Camp Nou, ma quanto basta per aggiungere il lieto fine a una favola nata a Barcellona nell’estate di cinque anni fa.
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