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Il caso Pep Guardiola: mai così male al primo anno in una nuova squadra. Tutti i numeri del calo del City

Effetto Guardiola: non pervenuto. Quarto posto e sette punti di ritardo dalla vetta, per il Manchester City. Lì, dove invece c’è Antonio Conte con il suo Chelsea. Un posto inusuale, per Pep, uno degli allenatori più vincenti dell’ultimo decennio. A questo punto della stagione, mai si era trovato così in difficoltà. Né al Barcellona, né al Bayern Monaco. Squadre più attrezzate, forse, ma il City vale molto più di un quarto posto in Premier League. E d’altronde è ben più di questo che ci si aspetta da Guardiola. Specialmente dopo una sessione di calciomercato molto più costosa rispetto a quelle che fecero al tempo le precedenti squadre allenate dallo spagnolo. Appena arrivato in Inghilterra, è stato accolto con una campagna acquisti da circa 170 milioni di euro, mentre al Barça e al Bayern venne speso meno della metà.

Più equilibrio, più incontri e una squadra più umana, rispetto a quelle precedentemente allenate: queste alcune delle cause di un calo, nel gioco e nella concretezza, che mettono l’allenatore alle strette. Il Chelsea ha l’opportunità di staccare ulteriormente l’Arsenal, fermato ieri dall’Everton. Sia i Blues che il City scenderanno in campo stasera: la squadra di Conte contro il Sunderland, Guardiola riceverà Mazzarri e il suo Watford. Passi falsi non saranno più permessi, specialmente all’Etihad, dove i Citizens non vincono dal 17 settembre scorso. Mentre col suo Bayern Monaco, lo spagnolo vinse le prime nove partite giocate all’Allianz Arena.

Le statistiche inchiodano Pep. Comparando infatti i numeri ottenuti al suo primo anno al Barça e al Bayern a questo punto dell’anno, il regresso è evidente. La percentuale di vittorie è scesa al 60%, contro il 72% alla stagione d’esordio in blaugrana e il clamoroso 88% con i tedeschi. Quindi, proporzionalmente, anche la media punti è calata: 2.6 in Spagna, 2.8 in Germania, 2 in Inghilterra. Quanto alle realizzazioni, con il Barcellona manteneva netta la media di tre gol a partita. Con i bavaresi è scesa a 2.6, ma con il City si attesta al 2.1. Di rimando, la difesa è meno affidabile. Sia con il Barcellona sia con il Bayern, le squadre di Guardiola subivano una rete ogni due partite; adesso, il Manchester ne subisce 1.3 di media.

Fluidità di gioco che stenta a decollare, nonostante la percentuale di possesso palla (65,9%) sia l’unico dato in miglioramento rispetto al primo anno a Barcellona (64,3%), ma resta comunque in forte calo rispetto al Bayern (71,6%). Il City arriva anche più difficilmente al tiro: 17.4 conclusioni di media a partita, di cui 5.7 verso lo specchio della porta. Al Barça ne erano 19.3 (7.3 in porta) e con i bavaresi 18.6 (7.5 in porta). Conclusioni, peraltro, che non arrivano sempre pulite e con spazio. Anche da questo punto di vista, si nota un dato in ribasso, dai 6 tiri contestati in blaugrana ai quasi 9 con i Citizens. Aumentano i giocatori impiegati: con Bayern e Barcellona erano 21, con il Manchester City siamo già a 24. Segno che qualcosa non va e che Guardiola le sta provando tutte per trovare la giusta quadratura. Rilanciarsi come pretendente credibile in campionato è l’obiettivo minimo, per lo spagnolo, che sa di essere obbligato a vincere. E’ il suo mestiere, dopotutto. Ma il tempo stringe: si comincia stasera.

Salvatore Malfitano

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