Cosa accomuna il Britannia Stadium, oggi stadio Bet365, di Stoke-on-Trent con il San Nicola di Bari? All’apparenza nulla. Nazioni diverse, categorie diverse. Ecco, chiudete gli occhi e fate la stessa domanda a Libor Kozak. Lui l’ultima rete in partite ufficiali l’aveva realizzata sul campo dello Stoke City con la maglia dell’Aston Villa. 21 dicembre 2013, ko per 2-1 dei Villans e scomparsa dai radar dell’attaccante ceco classe 1989, che quel giorno non poteva immaginare il calvario che l’avrebbe atteso: con rottura di tibia e perone e conseguente intervento chirurgico sbagliato. Di lì, frattura della caviglia e tris di interventi. Rimettersi in gioco è stato l’imperativo che l’aveva condotto a Bari negli ultimi giorni del calciomercato estivo, accettando anche un ingaggio prossimo al minimo sindacale. Alle 16:20 di sabato 10 febbraio, la rinascita: calcio d’angolo di Galano da destra, il numero 9 supera la guardia di Terranova e stacca piazzandola all’angolino destro. Nulla da fare per Bardi. Il tempo si congela. Libor osserva la palla entrare in rete: inizia a correre a perdifiato verso la Curva Nord, togliendosi la maglia. Una gioia val bene un cartellino giallo, soprattutto se non urli quelle tre lettere da una vita. G-O-L. Pane quotidiano nel dizionario di un attaccante, quello che Kozak non aveva mai dimenticato di essere: nemmeno nei momenti più bui. Difficile per chi a 24 anni, nell’edizione 2012/2013, vinse la classifica cannonieri dell’Europa League con 8 reti. Difficile per chi con la maglia di una italiana non segnava dalla tripletta in Lazio-Stoccarda del 14-03-2013: “Lo dedico a Salzano dopo l’infortunio, so come ci si sente, e alla mia famiglia” racconta ancora emozionato al fischio finale. I fischi: qualcuno gli era stato recapitato dagli spalti alla fine del primo tempo, complice una prova operaia, spesso spalle alla porta. “Fanno parte del gioco, era fondamentale vincere: abbiamo dimostrato di avere coraggio e forza dentro, abbiamo mostrato l’atteggiamento giusto”. Whatsapp è andato in tilt quando ha riacceso il telefono: “Sono arrivati tantissimi messaggi, li leggerò stasera, con calma. Ma ora mi godo questa felicità”.1512 giorni senza gol: un’infinita. Libor però non aveva dimenticato come si festeggia. “E’ stato quasi strano. A cosa ho pensato? Solo al fatto che sono felice, ho lavorato tutti i giorni aspettando solo questo momento”. Lavorando anche da solo dagli ultimi giorni di agosto, alla ricerca di condizione e credito: l’esordio in campionato, infatti, era maturato a dicembre. Qualche spezzone di partita, fino alla prima da titolare a Cesena, tre turni fa. La ruggine, però, è andata via definitivamente solo oggi: con quella rete decisiva per battere la capolista, rilanciare il Bari dopo due ko pesanti contro Empoli e Venezia e ritrovare la vittoria, grande assente da cinque turni. “Sono contento per i tifosi e grato alla società: hanno creduto in me e sento la loro fiducia. E’ un nuovo inizio, devo dimostrare che sono tornato sul serio”. Per tornare a cantare Il mio canto Libor, sulle note di Battisti: come alla Lazio, quando Kozak e gol andavano a braccetto.
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