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Icardi e la Samp, che storia: biglietto di Cruyff, Barça-Inter e quella felpa…

Quella felpa non mente. “Italia”, a caratteri cubitali, le idee chiare prima di tutto. Nessuno in casa Icardi dimentica quella fotografia: la Catalogna, Maurito, il papà Juan Carlos, un certo Messi accanto quando ancora gossip e voci non esistevano. Giocare con Leo è semplicemente il sogno di tutti, Icardi segna a raffica ma capisce che quel Barcellona non può essere casa sua ancora a lungo. Il motivo? Quel falso nueve che farà la storia dell’era Guardiola: al Camp Nou il centravanti puro e vero non esiste. Trentotto gol in due anni nella squadra B, la Primavera locale. Niente da fare, essere Icardi in quel Barcellona significa essere l’uomo giusto al posto sbagliato.

Maurito è un ragazzino. Gli amici di sempre, la famiglia al seguito sin dai tempi delle Canarie, il sogno di diventare un grande. Magari lì, in Italia, la felpa gli fa l’assist della vita. Icardi e il suo agente dell’epoca, Abian Morano, conoscono l’altro agente Ulisse Savini con cui lavora un altro procuratore italiano, Nunzio Marchione (nelle foto al Camp Nou e in sede alla Samp). Vive lì, a Barcellona, contatto continuo con la Masia, centro incantato dove i blaugrana producono fenomeni. E ha il merito di affiancare Icardi al momento giusto, segnalandolo in Italia: “Ricordo Maurito, un ragazzo perbene con una voglia di spaccare il mondo…”, racconta Marchione a GianlucaDiMarzio.com.

L’Icardi ragazzino è un fuoco perenne, segna e sogna: “Non potete immaginare quanto fosse educato e generoso. Ricordo nell’aprile del 2010 quella semifinale di Champions League, Barça-Inter, al Camp Nou. Mauro mi fa: ‘Vieni con me? Ti do la tessera di Jesjua Cruyff… tanto allo stadio non viene’. Era un suo compagno, figlio del grande Cruyff, biondo e 16enne”. Anche questo è il primo Icardi. Con l’Italia – e l’Inter, proprio così – nel destino: “Alla fine siamo entrati insieme allo stadio e ci siamo abbracciati esultando quando finì quella sfida con l’Inter di Mourinho che volò in finale. Avevo accanto Mauro da una parte, Deulofeu – proprio lui – dall’altra che ci guardava perplessi: Icardi giocava nel Barça! Ma ha sempre avuto una simpatia per l’Inter…”.

Il destino fa questo e altro. Perché un anno dopo l’Italia chiama, in tanti si accorgono di Icardi e Guardiola lo scarica: può andare. La Sampdoria è più veloce e convinta di tutti, merito del dirigente Riccardo Pecini, l’uomo che in poche settimane con Ulisse Savini chiude il colpo. Il papà (nelle foto, con il figlio giovanissimo) festeggia con maglia e bandiera della Samp nella nuova casa genovese di Icardi. E così nasce la sua storia in blucerchiato, da quel gol nel derby da brividi fino alle reti alla Juventus. E via con le copertine. “Ma io ricordo ancora quando dovevamo partire per l’Italia: Mauro era un mix di emozione e carica. L’inizio non è stato semplice, nella Primavera della Samp aveva Simone Zaza davanti. Al Torneo di Viareggio, Icardi subentra proprio a Zaza e segna dopo 6 minuti. Pecini mi manda un sms: ‘Gol, gol di Mauro’. Lì abbiamo capito tutti che la strada fosse giusta”, rivela Marchione.

La Sampdoria lo scopre e lo coccola, decide di non prestarlo anche quando sembra esserci pochissimo spazio per lui: “Lo volevano Crotone, Reggina, tantissime squadre. Ma Pasquale Sensibile ha voluto tenerlo, sembrava un pazzo e ha avuto ragione lui”. Icardi decolla, lo cercano tutti, dalla Juventus al Napoli che invita il papà a Castelvolturno. Ma l’Inter è più veloce e farà parte con la Samp della fantastica storia italiana di Icardi, l’uomo dimenticato da Guardiola. Per la gioia di papà Juan Carlos e… di Mauro: quell’abbraccio al Camp Nou racconta tanto quanto quella felpa indossata anche il giorno prima di partire per Genova. “Italia”, sì. Perché Inter-Sampdoria per Icardi non sarà mai una partita qualsiasi.

Fabrizio Romano

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