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Iaquinta: “Juve senza rivali, ora la Champions è possibile”

“Black & White” come parola d’ordine. O anche “white and black”, per dirla all’italiana, come traduzione letterale di quel “bianconero” sentito e risentito. Bianconero come abbinamento che ha fatto la storia del pallone, come colore della squadra con più scudetti d’Italia e di altre realtà del pallone distribuite per tutta la Penisola. Ascoli, Siena. Udinese: ecco, l’Udinese e la Juve, le bianconere della Serie A. Le “seconde famiglie” di Vincenzo Iaquinta, ex calciatore, che tra il Friuli e Torino ha trascorso tredici stagioni della sua carriera. Domani, le formazioni di Allegri e Velazquez si affronteranno: “Chiellini e compagni non hanno rivali”.

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante ha elogiato la squadra costruita da Agnelli: “Questo può davvero essere l’anno buono per vincere la Champions. Erano già prima tra le 4 più forti d’Europa, con Ronaldo il salto di qualità è evidente. In Italia non hanno antagoniste, le altre giocando per il secondo posto e lì vedo il Napoli favorito. Già nello scontro diretto, si è visto come una grandissima prestazione degli azzurri non sia sufficiente per batterli. CR7 e Dybala insieme? Certo, con l’argentino che parte centralmente e dietro le punte. In quella posizione per me sarebbe devastante, e anche in fase difensiva non ci sarebbero problemi. Tanto torna Mandzukic…”

Il croato è diventato “insostituibile in questa Juve, fa un lavoro pazzesco”. Ma anche l’Udinese, dall’altro lato, può contare sul suo bomber: “Lasagna è freddo in zona-gol, ma allo stesso tempo un grande lottatore – spiega Iaquinta –. A me piace molto. Anche quest’anno penso che l’obiettivo dell’Udinese sia quello di offrire giovani talenti alle big d’Europa, e credo che De Paul e Fofana abbiano tutte le carte in regola per affermarsi”.

I ricordi con entrambe le formazioni non mancano di certo: “L’esordio in Champions con tripletta ai tempi dell’Udinese fu pazzesco, una gioia indescrivibile. Ho avuto grandi allenatori, penso a Spalletti, forse il migliore d’Italia, che per preparazione e personalità si distingue da tutti gli altri. Davvero ideale per l’Inter. Anche alla Juve ho ottimi ricordi, peccato per come sia finita. Conte mi disse che puntava forte su di me, e che avrebbe convinto la società a tenermi. Ogni volta che recuperavo da un infortunio, però, il mio fisico non reggeva e finivo per strapparmi o stirarmi. E a quel punto il club optò per lasciarmi fuori rosa”.

L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport

Redazione

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