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I manichini del Colosseo, tra rivendicazione e sdegno: la ricostruzione

Forse l’episodio di oggi al Colosseo l’ha sintetizzato bene Carlo Rienzi, presidente del Codacons: “Non si tratta di una bravata, ma di una grave intimidazione che getta discredito sull’intera capitale e rovina l’immagine di Roma agli occhi del mondo”. Allora, ricapitoliamo l’accaduto. Prima lo striscione: “Un consiglio, senza offesa. Dormite con la luce accesa…”. Poi i manichini: ben quattro, di cui tre con la maglia della Roma e i nomi di Salah, De Rossi e Nainggolan. Infine la location in cui è stato esposto tutto ciò, sul ponte pedonale in Via degli Annibaldi di fronte al Colosseo, intorno alla mezzanotte di ieri. Una scena da film horror. Anche inquietante. Primissima domanda: “Chi è stato?”. Inizialmente si è pensato agli stessi tifosi romanisti. Prima l’eliminazione dall’Europa League, poi quella dalla Tim Cup contro la Lazio e infine, come ultimo fatto, il derby perso in campionato per 3-1. Momento difficile. E tutto faceva pensare a una “reazione” del tifo giallorosso. Tuttavia, col passare delle ore, i sostenitori della Lazio hanno iniziato a “rivendicare” l’accaduto sulle proprie pagine. Instagram, Facebook, Twitter. Social impazziti e “Colosseo” subito in trend-topic. Ma un video ha cancellato ogni dubbio riguardo il “colpevole”. Alcuni tifosi biancocelesti infatti, una volta appeso lo striscione, hanno iniziato ad intonare cori contro la Roma.

Ma non è tutto, perché sul ponte è stato poi ritrovato un adesivo degli “Irriducibili”, uno dei gruppi ultrà più famosi della Lazio che poi ha rivendicato l’accaduto tramite la propria pagina: “Non ci scusiamo, ma nessuna minaccia ai giocatori della Roma”. Un’altra domanda sorge spontanea a questo punto: “Perché?”. Il tutto si può ricondurre al discorso dello sfottò, anche se qui si è andato oltre. Soprattutto per la gravità dei fatti (al momento, comunque, sia la Lazio che la Roma hanno deciso di non sporgere denuncia lasciando indagare le autorità). Durante il derby di campionato la Lazio aveva esposto uno striscione con scritto “Arrivederci al prossimo incubo”. In riferimento ai confronti di Coppa Italia persi dalla Roma, tra cui il più famoso del 26 maggio 2013 (finale di Tip Cup ndr). I giallorossi, di pronta risposta, avrebbero replicato con un “…da sempre dormiamo sonni tranquilli”. Storie di tifoserie, dunque. Non finisce qui però, perché qualche giorno fa, subito dopo il derby vinto per 3-1, i tifosi della Lazio hanno imbrattato il centro sportivo di Trigoria con bare, lumini e sagome disegnate per terra col gesso bianco, come se fosse un “funerale”. Quello della Roma. Questa la cronistoria degli eventi che hanno portato al macabro accaduto di oggi al Colosseo. Ah, la notizia è rimbalzata su diversi quotidiani stranieri: dal Sun a Marca, da Sport a Mundo Deportivo, fino France Football. “E ora, cosa accadrà?”. Altra domanda: il Codacons “chiede al Prefetto Paola Basilone di disporre di giocare le prossime partite di campionato all’Olimpico a porte chiuse”. Mentre il Ministro dello Sport Luca Lotti ha detto che “questi gesti vanno condannati, non è così che si può vivere di calcio. Quello che è accaduto non è sport”. Un’altra sintesi perfetta.

Di Guendalina Galdi, Marco Juric e Francesco Pietrella

Redazione

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