Abbiamo intervistato in esclusiva Luc Holtz, commissario tecnico del Lussemburgo dal 2010 e leggenda in patria. Dall’attaccante Dany Mota del Monza, al futuro del Lussemburgo, fino alla qualificazione per Euro 2024 sfiorata solamente 10 giorni fa, sono tanti i temi affrontati.
Nato in Lussemburgo da genitori portoghesi, l’attaccante del Monza Dany Mota Carvalho è il grande obiettivo di Holtz per rinforzare l’attacco della Nazionale dei Leoni Rossi. Il giocatore è stato convocato dal Portogallo per le amichevoli contro Svezia e Slovenia il mese scorso ma può ancora rappresentare il Lussemburgo non essendo sceso in campo per neanche un minuto. Ma Holtz non si fa illusioni: “È un giocatore che seguiamo da vicino, anzi seguivamo. È stato appena convocato dal Portogallo anche se è vero che non è entrato in campo. Ma conoscendo Dany so che il Portogallo è il suo grande sogno”.
Le chance del Lussemburgo sono quindi pari a zero e Holtz ha proseguito: “Adesso che è stato chiamato per la prima volta lui continuerà ad aggrapparsi a questa “cannuccia”, sperando che in futuro ci siano altre convocazioni. Il suo grande sogno è quello di poter rappresentare il Portogallo”.
La concorrenza nella Seleçao guidata da Roberto Martinez è però di quelle spietate. Con Cristiano Ronaldo, Gonçalo Ramos, Rafa Leão, João Felix, Bernardo Silva, Otavio, André Silva e Diogo Jota in lotta per tre maglie in attacco, per Mota ci sono pochissime chance di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel suo paese d’origine. Continua Holtz: “Io gliel’ho detto chiaro e tondo: preferisci fare 80 partite con il Lussemburgo con un bottino di 30 gol ed aiutare il paese a qualificarsi ad un Europeo o ti accontenti di una sola presenza con il Portogallo? Lui molto probabilmente sceglierà quest’ultima. Purtroppo è una sua decisione personale e io dovrò accettarla. Preferirei davvero che giocasse per il Lussemburgo ma non è così”.
Alla domanda se tra gli attuali giocatori del Lussemburgo qualcuno ha il livello per giocare nella nostra Serie A, Holtz, che è alla guida della nazionale dal agosto 2010, ha risposto: “Gerson Rodrigues al 100% ha il potenziale per il campionato italiano così come Leandro Barreiro che gioca nel Magonza in Bundesliga. E se giochi nel massimo campionato tedesco puoi farlo tranquillamente in Italia anche se parliamo di una cultura calcistica e ritmi diversi. Poi ci metto Christopher Martins (dello Spartak Mosca n.d.r) a occhi chiusi e Mica Pinto che è stato spesso in contatto con squadre italiane in passato. Infine faccio il nome di Yvandro Borges che è giovane e avendo soli 19 anni ha ancora qualche deficit. Ma quanto a potenziale può farcela. Sì, anche il Lussemburgo ha giocatori che potrebbero fare bella figura in Serie A”.
Il sogno per il piccolo paese di 600 mila abitanti di qualificarsi ad un grande torneo si è infranto dopo il k.o per 2-0 in Georgia nella semifinale dei playoffs. Il pass per Euro 2024 lo ha quindi staccato la Nazionale del napoletano Kvaratskhelia che ha poi battuto la Grecia ai rigori nella finalissima. Holtz, molto polemico, ci ha detto: “La sconfitta in Georgia è il boccone più amaro che ho dovuto ingoiare ad oggi. Ma non per il risultato in se, piuttosto per il modo. Ammetto che il primo tempo abbiamo giocato al di sotto delle nostre potenzialità ma ci sono delle regole da rispettare. Perché la VAR non ha richiamato l’arbitro a rivedere il fallaccio su Mika Pinto al 36º minuto? Stiamo parlando di un fallo che doveva essere punito con il cartellino rosso. E in 11 contro 10 sarebbe stata sicuramente un’altra partita. E poi ci è stato annullato l’1-1 (gol di Gerson Rodrigues n.d.r) per un presunto fallo di Maxime Chanot che è stato poi mandato sotto la doccia. E poi c’era un fallo su Laurent Jans che è stato trattenuto dalla maglia. Ci sono state troppe ingiustizie ed è questo che fa male”.
Il CT ha poi continuato: “Avrei preferito perdere 4-0, ma così è dura da accettare perché la qualificazione era in bilico. I giocatori ci credevano e per noi andare a Euro 2024 era un occasione unica. Alcuni magari non lo ammetteranno ma sentivano la pressione e giocare in quel contesto con l’atmosfera che c’era a Tbilisi non è stato facile. Poi mancava Sinani, uno che quando ha la palla è un ‘garante’. È bravo tra le linee, protegge bene il pallone e negli ultimi 30 è molto efficace.Senza di lui i nostri automatismi non erano gli stessi ma tocca dire che anche alla Georgia mancava Kvara. Chi mi conosce sa che sono una persona che guarda avanti ma voltare pagina questa volta è dura. Anche se il mio umore sta migliorando di giorno in giorno. Poi ci siamo riscattati cinque giorni dopo con il 2-1 sul Kazakistan e con un grande primo tempo. Questo ha aiutato”.
Fosse andata al Europeo in Germania, la Nazionale delle “Roud Léiwen” sarebbe stata nel girone F con Portogallo, Repubblica Ceca e Turchia. Insomma, un girone tutt’altro che facile dove il rischio di umiliazione sarebbe stato reale. Ma Holtz ha dichiarato: “Poco tempo fa abbiamo pareggiato 3-3 con la Turchia da loro. Detto ciò sarebbe stato bello affrontare la Turchia a Dortmund davanti a 80mila persona alla prima partita di Euro 2024. Per ciascuno dei nostri calciatori sarebbe stata un opportunità unica. Questo rende la non qualificazione ancora più dura da digerire”.
Il Lussemburgo era, è e rimarrà una cenerentola. Ma i tempi sono cambiati. E Holtz riguardo questo ci ha detto: “Guardiamo avanti. Un tempo i nostri tifosi riempivano lo stadio per ammirare da vicino l’avversario, ora vengono per sostenere noi. E questo è bello. Poi abbiamo vinto tre delle ultime quattro partite che è un taglio netto rispetto al passato quando alternavamo una vittoria con sette sconfitte. L’obiettivo in Nations League (il Lussemburgo è in Lega C con Bulgaria, Irlanda del Nord e Bielorussia) è il primo posto così come lo è anche per tutti loro. Parliamo di un gruppo molto equilibrato anche se l’Irlanda del Nord per me è la favorita”.
Holtz ha poi parlato della sua partita del cuore: “Ne ho un paio: l’1-1 contro l’Italia a Perugia in un amichevole del 2014. Poi lo 0-0 con la Francia a Tolosa, le vittorie contro la Bosnia da loro per 2-0 e qui da noi 4-1 recentemente. Senza dimenticare il 3-1 contro l’Islanda. Sono state serate pazzesche. Dura sceglierne una ma lo 0-0 in Francia è stata la ciliegina sulla torta”.
Holtz è il secondo commissario tecnico più longevo attualmente alle spalle di Koldo Alvarez dell’Andorra. E quanto al suo futuro non può promettere che rimarrà in panchina per un altro decennio. Ha detto: “Sono sulla panchina del Lussemburgo dal 2010. Ne ho parlato sei settimane fa con Didier Deschamps che però è arrivato poco dopo nel 2012 (Holz ride n.d.r). Mai avrai pensato allora che sarei rimasto per così tanto tempo. Mi rimane un anno e mezzo di contratto e sono molto motivato a proseguire qui. Però un offerta molto interessante dall’estero mi farebbe sicuramente vacillare”.
I Mondiali negli Stati Uniti, Canada e Messico fra 2 anni e mezzo sono un sogno più che un obiettivo ritenuto quasi fuori portata. Holtz dece fare i conti con la realtà: “La qualificazione al prossimo Mondiale sarà estremamente difficile perché si qualifica solo la squadra vincitrice del girone. Sarebbe un miracolo”.
Sia a livello di club con l’F91 Dudelange che si è qualificato due volte per l’Europa League nel 2018 e 2019 (affrontando anche il Milan nei gironi) che con la nazionale negli ultimi anni il Lussemburgo ha goduto di una crescita sportiva importante. Ma Holtz ci ha avvertito che il futuro potrebbe non essere più così roseo: “Alcuni giocatori come Lars Gerson, Maxime Chanot, Laurent Jans e Mika Pinto stanno invecchiando e ciò potrebbe avere un’impatto sui risultati sportivi e mettere in bilico il futuro del sottoscritto. Il rischio c’è. Ma non parliamo di rifondazione, voglio solo che ai nuovi giocatori venga dato del tempo per fare esperienza. E purtroppo in questo momento nelle nazionali giovanili del Lussemburgo non c’è nessuno con un ruolo fondamentale in prima squadra a livello di club. E questo è preoccupante. Se vogliamo andare ad un Europeo o Coppa del Mondo abbiamo bisogno di giocatori professionisti. È impossibile farlo con gente di 19 anni che gioca in quarta in quinta divisione”.
Vent’anni fa il solo Jeff Strasser giocò all’estero con le maglie di Kaiserslautern, Metz e Borussia Moenchengladbach. I tempi però sono cambiati e dell’ultima lista dei convocati il portiere Ralph Schon del FC Wiltz è l’unico sotto contratto con una squadra lussemburghese. Quasi impossibile quindi essere chiamati in nazionale se giochi in patria, nella mediocre BGL Ligue? Holtz ha messo le cose in chiaro: “Se uno ha qualità, perché no? La differenza maggiore tra il campionato lussemburghese e l’alto livello internazionale sono la precisione tecnica, il dinamismo e i ritmi. Basta vedere che in BGL Ligue il giocatore può anche fallire il primo tocco senza trovarsi subito un giocatore della squadra avversaria a ridosso. Ma a livello internazionale hai meno meno margine di errore. Le aspettative sono molto alte e perciò è dura per un giocatore che milita nel nostro campionato giocare in Nazionale. Per riuscirci devi allenarti e giocare continuamente ad alti livelli”.
È vero che tutti giocano in campionati più competitivi ma Holtz non vuole sentir parlare di “Golden Generation”. Ha concluso: “Non possiamo parlare di generazione dorata e a me quest’etichetta da molto fastidio. Possiamo solo definirla così se tutti i giocatori sono nati nell’arco temporale di uno o due anni. E per il Lussemburgo non è il caso perché ha giocatori di 17, 19, 22, 25, 29, 31 e 35 anni. La differenza di età è di 15 anni e perciò non possiamo parlare di generazione d’oro. La nostra squadra negli ultimi anni, grazie anche ad alcune circostanze a favore, è sviluppata così. Alcuni giocatori sono diventati professionisti grazie alla Nazionale (come Gerson Rodrigues che stregò i dirigenti della Dinamo Kiev dopo una partita in nazionale contro l’Ucraina n.d.r) ma anche grazie alla scuola calcio lussemburghese e all’estero. Poi si sono aggiunti il francese Maxime Chanot e il belga Anthony Moris una volta ottenuta la nazionalità lussemburghese. Tutto questo abbinato al duro lavoro e al loro talento ci ha permesso di allestire una bella squadra. Ma niente a che vedere con una generazione dorata”.
A cura di Alessandro Schiavone
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