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L’Hoffenheim, Flick e il Bayern ko: la strana storia di Sebastian Hoeness

Un segno del destino, da accettare con il sorriso sul volto. In fondo, se bisognava perdere, era meglio farlo contro di loro: nell’ultima domenica di settembre – che di questi tempi ricorda un po’ il “calcio d’agosto” – il Bayern Monaco di Hans-Dieter Flick ha perso per la prima volta dopo 32 gare. Seconda giornata di Bundes, trasferta in casa dell’Hoffenheim. 2-1 per i padroni di casa alla fine del primo tempo, poi la doppietta di Kramaric per chiudere i conti. Il tutto, dopo una stagione a dir poco mostruosa.

Trascinati da un super Lewandowski, Neuer e compagni nel 2020 hanno alzato tutti i trofei ai quali avrebbero potuto ambire. Il 3 novembre, Flick compirà un anno alla guida del Bayern, mentre il 7 dicembre avrebbe potuto festeggiare il suo… dodicesimo mese senza sconfitte. Sí, perché l’approccio di Flick sulla panchina dei bavaresi è stato devastante: dopo le prime settimane di rodaggio, per ben 32 partite consecutive nessuno è riuscito a interrompere il cammino dei campioni di Germania. Fino a quando non è arrivato l’Hoffenheim di Hoeness. Questione di coincidenze, di incroci che fanno sorridere.

Sebastian Hoeness, ex centrocampista, è stato nominato all’inizio di agosto primo allenatore dei biancazzurri. A 38 anni ha colto al volo la prima, grande occasione della sua carriera, dopo l’avventura dello scorso anno con la squadra B… del Bayern Monaco. E c’è di più: suo zio è Uli Hoeness, che tra calcio giocato e ruoli dirigenziali ha trascorso 49 anni al servizio di casa Bayern. Dopo decine di partite senza perdere, a rompere il tabù ci ha pensato Sebastian, nato e cresciuto a Monaco di Baviera.

Adesso, il suo Hoffenheim è primo in classifica dopo due giornate, con 7 gol segnati e 3 subiti. Nulla di stupefacente per un club che nel 2018 era arrivato ai gironi di Champions League, discorso diverso se si va a scavare fino alle origini del club. Hoffenheim è una frazione della città di Sinsheim, rispettivamente 3mila e 35mila abitanti, lanciatasi nel grande calcio alla fine degli anni Novanta. Il 1996 fu l’anno della rivoluzione, il 2008 quello dell’esordio in Bundes. In mezzo, tra il 2000 e il 2005, cinque stagioni tra la quarta e la terza divisione con la squadra guidata… da Hans-Dieter Flick.

Una serie di coincidenze, sí, oppure un segno del destino. Per i più romantici, doveva semplicemente andare così. Ah, la stagione scorsa l’Hoffenheim vinse a Monaco. Era il 5 ottobre. Quasi un anno dopo, la storia si ripete. L’eroe di quella partita fu Sargis Adamyan, attaccante armeno che oggi gioca nella seconda squadra dell’Hoffenheim. Una strana storia, come quella di un allenatore cresciuto col Bayern in famiglia. Aspettando che arrivasse un giorno così.

Francesco Calvi

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