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Harakiri Roma, vince 2-1 lo Shakhtar: secondo tempo suicida dei giallorossi

Con un secondo tempo suicida la Roma butta via una vittoria costruita nei primi 45’, insieme alla grande occasione di indirizzare fin dalla partita d’andata il doppio confronto con lo Shakhtar. Esce sconfitta 2-1 dal Metalist Stadium e ora dovrà obbligatoriamente vincere il confronto dell’Olimpico per superare il turno in Champions League. Un harakiri nato in soli 45’, dopo aver comandato il gioco per lunghi tratti del primo tempo. Al 41’ era arrivato anche il gol del vantaggio grazie al solito Under, al 5 gol nelle ultime 4 partite. Poi all’intervallo l’interruttore ha fatto off. Prima il pareggio di Ferreyra, con la complicità di Florenzi, venti minuti dopo la punizione di Fred ha dato la mazzata finale. Alisson fino all’ultimo ha provato a tenere in piedi una difesa irriconoscibile, con due interventi ad inizio secondo tempo da campione assoluto. Poi al 90’ un intervento prodigioso di Peres evita il 3-1 che avrebbe forse chiuso definitivamente la possibilità di passare il turno

Un blackout inspiegabile, simile a tratti alla partita di Madrid contro l’Atletico. Dopo un inizio scoppiettante la Roma ha piano piano arretrato il proprio baricentro, fino a spegnere completamente la luce nel secondo tempo. Dominata dallo Shakhtar, che solo grazie ad Alisson non ha arrotondato il risultato. Pyatov spettatore per quasi tutto il secondo tempo dice molto. Così come l’assenza ingiustificata di Dzeko, da tempo fantasma di se stesso. Ora servirà una vittoria, ma soprattutto capire a fondo e definitivamente i motivi di questi repentini cali di tensione. Inspiegabili e immotivati per una squadra che nel primo tempo aveva dimostrato la propria superiorità. Poi dopo il gol si è spenta la luce. Per l’ennesima volta in stagione.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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