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#Hamsik115, raggiunto Maradona! Il ritratto di Marek, slovacco napoletano

Dal
Brescia al Napoli per 5,5 milioni. Con il senno di poi… affare! Ma
chi se lo sarebbe mai aspettato? Da ragazzino gracile e inesperto a
campione, destinato a diventare leggenda. Cuore, classe e… gol.
Tanti, 115: quanti quel Diego Armando Maradona che ha scritto pagine
e pagine di storia. Una, però, gliel’ha portata via Marek Hamsik,
bambino slovacco diventato uomo all’ombra del Vesuvio. Contro il Torino un gol che è storia, che lo proietta in cima alla classifica all time dei marcatori azzurri. Perchè chi
l’ha detto che bisogna essere nati e cresciuti a Napoli per
rispecchiare il vero spirito partenopeo? Negli ultimi dieci anni c’è
riuscito uno slovacco. Apparentemente freddo e timido, ma che l’arte
di arrangiarsi l’ha imparata già da bambino. Proprio come un vero
napoletano. Per sfondare nel mondo del calcio è servito anche
questo. Nel 2002 il piccolo Marek incantò i dirigenti dello Slovan
Bratislava, che però non avevano neanche i soldi per prenderlo dallo
Jupie
Podlavice. Papà Hamsik, allora, pensò di vendere la sua Skoda, per
racimolare quei 3000 euro che avrebbero permesso al 15enne
centrocampista di coronare il suo sogno. Risultato? Dopo 6 mesi
Hamsik fu comprato dal Brescia. Mai investimento fu più azzeccato…

L’INIZIO
DI UNA FAVOLA

La
vita e, soprattutto, la carriera di Hamsik la si può racchiudere in
più date cruciali. La prima? 31 agosto 2004. Si può dire che da
questo giorno sia iniziata la sua favola. Il piccolo Marek sbarca in
Italia, al Brescia. ‘Ha grandi qualità tecniche e la maturità di
un adulto, mi ricorda il Gatti di Perugia e un Nedved meno esplosivo’
disse di lui Serse Cosmi. Dalla Primavera alla prima squadra, il
salto fu immediato. Come non essere impressionati dal suo talento?
Una volta in ritiro sfidò Agliardi e Viviano sui calci di rigore: ne
segnò 56 consecutivi. Categoria superiore! Il primo gol, infatti, lo
segnò in Coppa Italia al Milan, non una squadra qualunque.
Dall’altra parte c’erano Seedorf, Stam, Costacurta, Rui Costa,
Inzaghi, Gattuso: primo messaggio tra i grandi, a quel calcio che gli
apparteneva di diritto.

MAREK
E IL NAPOLI NEL DESTINO

La
seconda data che ha cambiato la storia è 11 febbraio 2006. A Brescia
fa freddo, al Rigamonti arriva l’Albinoleffe e sugli spalti c’è
Pierpaolo Marino, direttore generale del Napoli. Che però è lì a
osservare Omar Milanetto, obiettivo di mercato degli azzurri. In
quella partita Hamsik gioca poco, non fa neanche grandi cose. ‘Fui
incuriosito dalla capigliatura e dal nome, ma ebbi come una scossa e
pensai: questo diventa un campione’
. Intuizione geniale, assecondata
da De Laurentiis. Una stretta di mano con Corioni e… affare fatto:
a Napoli per 5,5 milioni di euro. Destino! E se un giorno dovesse
essere stilata una classifica sui grandi affari della storia del
calcio, Hamsik avrebbe certamente un posto nelle prime posizioni. E
pensare che quando arrivò il primo giorno a Napoli, lo slovacco fu
accolto con freddezza. Ben altro trattamento i napoletani riservarono
al ‘Pocho’ Lavezzi. Perchè Hamsik veniva visto sì come un giovane
di prospettiva, ma non come quell’acquisto capace di accendere la
fantasia dei tifosi azzurri che proprio in quell’anno riabbracciavano
una Serie A che mancava da sette lunghissimi anni, vissuti tra
fallimento, Serie C e tanta sofferenza. 28 giugno 2007, un’altra
data: quella più importante, in cui inizia la storia d’amore tra
Napoli e lo slovacco.

LA
CRESCITA, DI GOL IN GOL… A CRESTA ALTA

Hamsik
ci mise davvero poco per far ricredere tutti i napoletani. Il primo
gol contro il Cesena in Coppa Italia, poi una prodezza alla terza
giornata in campionato: inserimento nella difesa della Sampdoria,
sterzata e palla all’angolino. Un gol alla Hamsik! Di testa, di
destro e di sinistro: 115 volte Marek. Palla in rete e… su la
cresta.
L’evoluzione c’è stata anche lì. Arrivò con una cresta che
si intravedeva in una folta chioma, oggi è rasato sui lati e la sua
cresta punta ben più in alto: sinonimo di sicurezza. Riduttivo
definirlo centrocampista, calciatore a tutto campo capace di andare
in gol con una facilità incredibile. Sempre in doppia cifra in
azzurro, tranne che nei primi anni di Benitez e Sarri. Una certa
intelligenza tattica, Hamsik, l’aveva sin dai primi giorni. Ma è
incredibile il modo in cui questo ragazzo sia cresciuto negli anni.
Nel primo anno con Reja correva praticamente a tutto campo, con
Mazzarri svolgeva un ruolo fondamentale dal punto di vista tattico.
Benitez lo utilizzava più avanti, da trequartista nel 4-2-3-1. Con
Sarri, probabilmente, ha fatto il definitivo salto di qualità,
diventando una perfetta mezzala moderna, capace di sfruttare gli
spazi tra le linee come pochi. ‘E’ un fenomeno, per me è
insostituibile’
, parola dello stesso allenatore azzurro.

LE
TENTAZIONI ED UN 17 CHE NON FA PIU’ PAURA

Più
di 10 anni di Napoli, capitano e simbolo della squadra azzurra. Ma le
tentazioni, per Marek Hamsik, non sono di certo mancate. Si è
parlato di Milan, di Juventus e di altri grandi club europei. Offerte
respinte, sempre: ‘No, grazie!’.
Perchè c’è da scrivere la storia,
del Napoli. Rinnovo a vita e fascia di capitano. Con quel 17 sulle
spalle, un numero che a Napoli ha una storia da dividere tra l’avanti
Marek e il dopo Marek. Prima era quello della sfortuna, ora quello
dei gol e delle vittorie. Come quella, in Coppa Italia, contro la
Juventus: segnò Cavani e segnò Hamsik. Che il suo nome lo ha
impresso in tutte le grandi notti vissute in questi anni: dalla
Champions League al campionato, quando le partite pesavano c’era lui.
In questa città ne sono passati di nomi: è stato il Napoli di
Lavezzi ed il Napoli di Higuain, quello di Quagliarella e di Cavani.
Ma è stato, è e sarà il Napoli di Marek Hamsik. Per sempre!

Mario Lubrano

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Mario Lubrano

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