Anche una goccia fa rumore se sola in una bottiglia. E la goccia di cui stiamo parlando è Péter Gulácsi, portiere del Lipsia e della nazionale ungherese. Viktor Orban, primo ministro ungherese, sta seguendo una linea durissima contro le famiglie dello stesso sesso: a dicembre è stata approvata una legge che vieta le adozioni alle coppie omosessuali.
Una politica conservatrice che Gulácsi non condivide. Il numero uno della nazionale ungherese, nonostante non viva più nel paese dal lontano 2007, ha voluto alzare la voce, postando sul proprio profilo Facebook una foto insieme alla moglie, nella quale ha disegnato sulla mano il simbolo scelto dalla comunità LGBTQI per protestare contro le misure approvate da Orban. La sua manona, già celebrata in patria per la semifinale di Champions League raggiunta nella scorsa stagione, è pronta a difendere anche la porta dei diritti gay in Ungheria.
Nel post pubblicato sui social si legge: “Tutti hanno diritto all'uguaglianza. Ogni bambino ha il diritto di crescere in una famiglia felice, qualsiasi essa sia, e non può essere un problema”. Dopo di lui anche la calciatrice del Wolfsburg, Zsanett Jakabfi, ha voluto proseguire con la protesta pacifica, pubblicando su Instagram una foto con lo stesso simbolo.
Molti opinionisti di estrema destra si sono scagliati contro il portiere: “Non si merita la maglia dell’Ungheria”, a dimostrazione che una scintilla si sia accesa per la prima volta contro l'odio e l'intolleranza. Gulácsi è pronto a dare un calcio, o meglio, a fare una parata contro quest’odio: una famiglia è una famiglia e non dipende dal sesso, dal colore della pelle o dalla religione.
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