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Liberi di volare con Gudmundsson: il Genoa si gode il “figlio” islandese

Un appuntamento da non sbagliare, contro una squadra con giocatori d’esperienza. Gilardino alla vigilia del match aveva avvisato i suoi ragazzi, che non hanno mancato di rispondere presente all’appello del loro allenatore. La firma sui tre punti con la Salernitana, primo di una serie di impegni sulla carta più alla portata del Genoa dopo l’avvio con Fiorentina, Lazio, Napoli, Roma, Milan e Atalanta, è stato Albert Gudmundsson. Terza vittoria in campionato per i rossoblu, ora ad 11 punti in classifica, quarto gol in campionato per l’islandese, che con un destro a incrociare dal limite su assist di Malinovsky ha battuto Ochoa e deciso il match del Ferraris.

 

Libero di esprimersi

“Gudmundsson è un giocatore a tutto campo, non bisogna dargli compiti, bisogna lasciarlo libero di giocare“. Mai tarpare le ali alla fantasia. Ed è proprio quello che Gilardino ha fatto. Albert Gudmundsson deve accendersi per illuminare al Ferraris. Imprendibile e imprevebile, tanto da diventare determinante. E lo è stato davvero, Albert.

 

Il non-acquisto che trascina il Genoa

Il Genoa è ambizioso e lo ha dimostrato nell’ultima finestra di mercato. Tra i tanti acquisti, ha fatto notizia anche la conferma di Albert Gudmundsson. Trascinatore in Serie B – 11 gol e 5 assist in 36 partite – l’islandese è il leader tecnico anche in questo avvio di stagione.

E pensare che la società ha fatto uno sforzo notevole per resistere agli assalti: in estate ci avevano provato Napoli e Fiorentina, ma anche Bologna e Sassuolo osservavano interessate. Invece, il Genoa ha resistito, troppo importante l’islandese all’interno dello spogliatoio e negli schemi di Gilardino. E ora Albert ripaga con prestazioni da leader.

 

Gudmundsson, un islandese figlio di Genoa

 

Il legame con città e tifosi è alla base delle grandi prestazioni. Da quando è arrivato in Italia – nel gennaio del 2022, l’islandese è stato adottato dalla città, che ora se lo coccola. Il classe 1997 vive Genova con la propria famiglia e si gode l’affetto dei tifosi rossoblù. E anche loro, ora, sognano. E volano, sulle ali di Gudmundsson.

Pietro Agoglia

Ho lasciato il calcio giocato una domenica piovosa in un campo fangoso. Ma il richiamo era troppo forte: ho sostituito gli scarpini con la penna, una divisa con il computer e ora cerco di raccontarlo. Laureato, ma niente di serio. Quasi giornalista, la fumata bianca è vicina, ma mancano da definire i dettagli finali.

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