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Gravina: “C’è la necessità di riformare il sistema. Gli arbitri italiani sono un’eccellenza”

Gabriele Gravina è intervenuto a Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1. Nel corso della sua intervista, il presidente della FIGC ha parlato di diversi temi: la Serie A a 18 squadre, il Var e gli Europei.  

Come riportato dall’Ansa, Gravina ha dichiarato che la Nazionale e la Federazione stanno lavorando con grande attenzione in vista degli Europei di quest’estate: Iserlhon sarà il nostro quartier generale, abbraccerà tantissimi italiani. I nostri connazionali non fanno mai mancare l’affetto, trasmettono l’entusiasmo ai nostri atleti. Ci stiamo preparando con grande attenzione agli Europei. A marzo andremo a giocare due amichevoli negli Stati Uniti perché manchiamo da tanti anni, perché lo hanno chiesto ad alta voce le comunità di italiani presenti a Miami e New York. Faremo queste due amichevoli, con la partecipazione della nostra Nazionale a tanti eventi”.

Le parole di Gravina

Poi, il presidente della Figc ha lodato il lavoro degli arbitri italiani e del Var: “Siamo stati i primi a lanciare questa modalità ispirata a un processo di trasparenza assoluta. Gli arbitri italiani rappresentano un’eccellenza: il 15% delle gare a livello internazionale sono arbitrate da direttori di gara italiani. Con l’introduzione del Var, in questa stagione il margine di errore è vicino allo zero, siamo allo 0,84%“.  

Gravina ha poi svelato alcuni progetti per valorizzare maggiormente i giovani italiani: “I due asset fondamentali che generano patrimonio sono le infrastrutture e i vivai. All’interno del nostro piano strategico sul quale ci stiamo confrontando c’è un capitolo dedicato alla valorizzazione dei giovani. Sappiamo che esiste anche una decisione della Corte di giustizia europea che impedisce di imporre l’obbligo di giocatori formati. Noi abbiamo proposto il 6+6, ma formati nel vivaio della propria società. Stiamo cercando di rafforzare tutti i presidi dei nostri centri federali, stiamo pensando di rilanciare una prima ipotesi di accademia federale“.  

Infine, il presidente ha commentato la riforma del campionato e l’ipotesi del passaggio a 18 squadre: Credo ci sia una necessità di riformare il sistema, ma il concetto di riforma richiede disponibilità al cambiamento. E cambiare richiede confronto, partecipazione ma soprattutto coraggio. È la risposta concreta a una situazione che non palesa un capacità evolutiva in positivo. Sono convinto che il calcio italiano stia facendo finalmente un’analisi approfondita su quello che bisogna cambiare per migliorare la stabilità e la competitività. Le discussioni e le fibrillazioni degli ultimi giorni vanno interpretate in maniera positiva. Vuol dire che la scossa data con l’indizione dell’assemblea ha prodotto il risultato di smuovere da una sorta di torpore e di rassegnazione la gran parte dei protagonisti del nostro mondo. La riforma serve, l’obiettivo primario è mettere in sicurezza il calcio italiano, la cui instabilità economico-finanziaria, tra eccessivo indebitamento e scarsa patrimonializzazione, rischia di minare qualsiasi progetto di sviluppo. Prima di innovare, dobbiamo risanare e uscire da quella logica che blocca il sistema solo sull’ipotesi delle 20 o 18 squadre: queste sono legate a logiche di immobilismo e di contrapposizione che, seppur comprensibili, non sono ancora condivisibili”.

Redazione

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