Dopo la seconda mancata qualificazione consecutiva ai Mondiali, è passato il tempo delle riflessioni in casa Italia e si deve iniziare ad agire. Come farlo? Lo ha spiegato il presidente della Figc Gabriele Gravina ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. “Le cose da fare sono tante, ma il minimo comun denominatore deve essere un progetto che implichi una vera rivoluzione culturale. Serve un diverso approccio nell’affrontare le criticità per ottenere la necessaria credibilità nell’ambito del sistema politico ed economico. Per anni e anni la percezione esterna del governo del calcio, delle sue componenti e dei suoi massimi dirigenti è stata quella di un mondo dove abbondano parole, parole, parole e pochi fatti: è il momento di dimostrare di saper fare davvero sul serio“.
Questo il piano per rilanciare il calcio italiano in sei punti del presidente della Figc: “1) La riorganizzazione del settore giovanile a livello nazionale. 2) Un coordinamento nazionale per potenziare le accademie indotte. 3) Entro luglio presenteremo il progetto sulle scuole con il MIUR. 4) Sempre entro luglio chiariremo gli indici di controllo per i prossimi 3-5 anni per migliorare l’organizzazione delle società e mettere sotto controllo i costi. 5) Siamo pronti a raccogliere qualsiasi proposta e a dare il nostro contributo per migliorare i ricavi. 6) Stiamo lavorando con il governo alla candidatura dell’Italia per l’Europeo 2032 che avvierebbe il processo sulla ristrutturazione
degli impianti o realizzazione di nuovi“.
Gravina è intervenuto anche sulla questione con la Lega Serie A. “Casini è stato eletto tre mesi fa, ma è da quando sono presidente che sento questa frase: “la Federazione non ci ascolta”. Evidentemente sfugge quanto abbiamo fatto su richieste della Lega di A. La verità è che in quattro anni non ho mai sentito una proposta di rinnovamento. Per la Federazione il supporto della Lega di A è indispensabile. Ma auspico che sia più proiettata verso il futuro, non immobile, antica, perché altrimenti diventerebbe una zavorra per tutto il sistema“.
Gravina conclude poi parlando del decreto crescita e delle società che lo usano per acquistare giovani stranieri. “Un altro simbolo delle contraddizioni tra dire e fare: “vogliamo più italiani e una Nazionale che non fallisca mai più una qualificazione mondiale” e poi si cerca di andare a prendere giovani stranieri a condizioni più vantaggiose per tutelare solo i propri legittimi interessi economici“.
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