Non tutti gli amori si concludono con il lieto fine. Per alcuni il ‘per sempre’ è la naturale conseguenza, per altri soltanto un’effimera illusione. Quella tra Manolo Gabbiadini ed il Napoli è la classica storia di un amore a metà, dove la fiammella della passione sembra lì pronta per esplodere prima di essere inesorabilmente spenta dal passare del tempo. Questione di destino. ‘Come sarebbe andata se…?’, è forse tra le domande più frequenti tra gli uomini. La vita, molto spesso, non ti concede una controprova. Va vissuta giorno dopo giorno. Un anno ti ritrovi ad essere speranza e (quasi) beniamino dei tifosi del Napoli, qualche tempo dopo (possibile) rimpianto.
La paura dei napoletani, è forse dello stesso Aurelio De Laurentiis, è proprio quella. ‘E se Gabbiadini non fosse stato valorizzato come meritava?’. Anche in questo caso, la controprova non c’è. Resta soltanto il rischio di averlo ceduto al Southampton, dove magari Manolo avrà maggiori opportunità per mettere in mostra il suo immenso talento. E De Laurentiis lo avrebbe anche ceduto volentieri in prestito, per valorizzarlo altrove per poi sfruttare in situazioni migliori il suo talento. Con il Napoli ci è riuscito a sprazzi, più nei primi sei mesi in realtà che nel restante anno e mezzo. Da gennaio a gennaio, da quello del 2015 a quello del 2017. Benitez lo accoglie a braccia aperte, lo schiera con continuità nel suo 4-2-3-1. Un modulo che esalta le caratteristiche di Manolo Gabbiadini, devastante quando si trova a giocare di faccia alla porta con la possibilità di far esplodere il suo sinistro. Poi il talento fa il resto, e in questo senso Manolo e Higuain hanno spesso dimostrato di parlare la stessa lingua. Cambia allenatore, cambia modulo e cambia Gabbiadini. Trattenuto dal Napoli perchè funzionale al 4-3-1-2 di partenza di Maurizio Sarri, ritrovatosi poi a soffrire in panchina perchè non adatto al 4-3-3 che farà le fortune degli azzurri. L’allenatore non lo vede come vice Callejon, poi la strepitosa stagione di Higuain gli toglie ogni minima speranza di giocare titolare come centravanti. Un ruolo in cui Gabbiadini non si è mai trovato a suo agio, neanche quest’anno. Con la partenza del ‘Pipita’ sembravano aprirsi per lui nuovi spazi, per una stagione finalmente da protagonista. Niente da fare. L’iniziale esplosione di Milik e quella successiva di Mertens lo chiudono ancora. E paradossalmente Gabbiadini le sue chance le sfrutta alla fine, quando la cessione è l’inevitabile conseguenza degli eventi. Un modo per congedarsi, da professionista e campione. Da Manolo Gabbiadini.
Un saluto speciale, come quello riservato ieri ai tifosi azzurri. Che non hanno mai messo in discussione il suo talento, che ne hanno apprezzato le doti umane. Ma che, spesso e volentieri, ne hanno criticato questo suo fare sempre troppo apparentemente distaccato. Da ragazzo timido, che non ama esternare le proprie emozioni. Il contrario della ‘napoletanità’. “Contento ed orgoglioso di essere stato amato per quello che sono veramente dentro e fuori dal campo e non per come gli altri volevano che fossi, esuberante, sorridente per forza; nel bene e nel male sono sempre stato me stesso”: ha scritto poi nella lettera di congedo l’attaccante. Nella sua freddezza, Gabbiadini, ha comunque dimostrato di essere un ragazzo di cuore. Professionista esemplare, poi. Ringrazia tutti, ma proprio tutti. Dal presidente De Laurentiis ai compagni di squadra, passando per i ds Giuntoli e Bigon e il suo primo allenatore Rafa Benitez. Chi manca? Già, proprio Maurizio Sarri. Con cui il feeling non è mai veramente sbocciato. Dimenticanza? Non proprio, nel suo essere sempre signorile e pacato Gabbiadini ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Nei confronti dell’allenatore che non ha mai veramente creduto in lui ma che ha voluto sottolineare che ‘con me Manolo ha avuto la media gol più alta della sua carriera, l’ho valorizzato’. Media gol, sì. La stessa che poi Gabbiadini ricorda per scrollarsi di dosso anche qualche critica, da parte di chi gli aveva contestato di non saper reggere le pressioni della grande piazza: “Parlano i numeri, con il Napoli ho realizzato 25 gol: uno ogni 124 minuti“.
Sprazzi di campione, in un anno e mezzo di perenne attesa. Di quel momento che non è mai arrivato, per quell’occasione che ora potrebbe dargli il Southampton. Manolo Gabbiadini, a Napoli, è stata una piacevole illusione. Ora, probabilmente, è già un rimpianto.
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