Golden Boy, Ranieri: “Ho sempre voluto fare il calciatore, non pensavo di fare l’allenatore”
Le parole dell’ex allenatore della Roma al Golden Boy.
Un “fuoriprogramma” piacevole a Solomeo in occasione della prima tappa del Golden Boy , che svelerà la lista dei 100 candidati al premio riservato a tutti i giovani d’Europa. Sul palco, infatti, chiamato da Adriano Gallaini, è salito ed è intervenuto Claudio Ranieri, che ha raccontato aneddoti e curiosità sulla sua carriera e sul suo ultimo anno alla Roma.
Sul Claudio Ranieri bambino: “Da piccolo ho sempre voluto fare il calciatore, non pensavo di fare l’allenatore. Quando ero a Catanzaro molti miei compagni fecero il corso da allenatore, io non volevo farlo. Poi qualche anno dopo mi sono convinto. Gli interrogativi che avevo erano molti. Ringraziando Dio, grazie a Cagliari sono diventato grande. Ho fatto una carriera di alto e bassi. La mia forza è stata la mia famiglia, mia moglie che mi sopporta da 50 anni”.
Sulle sue ultime avventure prima della Roma: “A Watford tutto ciò che succedeva andava in negativo, ero avvilito. Quanto è strano il calcio, pensavo. Per fortuna poi è arrivato Cagliari, ero convinto di aver smesso la mia carriera dopo la Sardegna”.
Sulle chiamate ricevute nei mesi prima di accettare la panchina dei giallorossi: “Molti mi avevano chiamato, anche un “giovane dirigente” a Monza (ride, ndr indicando Galliani)”.
“Bisogna entrare in sintonia con i calciatori, così si lavora bene”
Claudio Ranieri ha poi parlato del suo rapporto con i calciatori: “La cosa più difficile da fare per un allenatore? Entrare in sintonia con i giocatori. Se ci riesci fai bene, se non ci riesci fai male. Con i giornalisti so parlare, qualche volta perdo le staffe, ma li rispetto e mi piace il loro lavoro. Esigo rispetto, ma do rispetto”.
Sulla sua ultima stagione alla Roma: “Appena sono arrivato ho chiesto ai calciatori di trovare il bambino che era dentro di loro. Questo per me è il calcio, un gioco dove però bisogna lavorare bene e impegnarsi. Io cerco sempre di entrare in sintonia con i giocatori. Non sono uno che parla tanto, ma provo a entrare in simbiosi con loro”.