“Sono nato da genitori ghanesi e cresciuto in Italia. Fin da piccolo ho amato il calcio. Ho avuto la fortuna di giocare nell’Atalanta e di vivere esperienze significative in diversi Paesi, ma la soddisfazione più grande è stata quella di poter aiutare la mia famiglia anche economicamente”.
La storia di Godberg Cooper, attaccante cresciuto nelle valli bergamasche, è tutta da raccontare. Grazie al calcio, è riuscito ad emergere, approdando da giovane nelle giovanili dell’Atalanta, e ha iniziato un viaggio avventuroso che lo ha portato a confrontarsi con sfide uniche in giro per il mondo.
La carriera di Cooper parte dall’Atalanta, dove dopo essersi distinto tra i dilettanti viene inserito nella formazione Primavera. Tuttavia, trovando poco spazio, lascia Zingonia in cerca di continuità. Ritorna a giocare tra Eccellenza e Serie D, finché arriva una chiamata inaspettata dall’Arouca, squadra di Serie A portoghese. “Avevo solo 17 anni, ma non potevo dire di no. Era un’occasione unica. Non è stato facile, mi mancavano casa e famiglia, ma col tempo mi sono adattato. Rifarei tutto senza esitazione”.
Questa esperienza segna l’inizio di un percorso che lo porta a scoprire nuove culture e a vivere sfide diverse. “È stata una vera e propria odissea, ma mi ha formato sia come calciatore che come uomo”, racconta Cooper, soddisfatto delle scelte fatte finora.
La Svizzera è stata una delle sorprese a Euro2024, eliminando l’Italia e mettendo in difficoltà l’Inghilterra. Uno degli artefici di questo successo è il CT Murat Yakin, che ha allenato Cooper ai tempi dello Schaffhausen: “Yakin è un allenatore eccezionale, con un carisma incredibile. Io pendevo letteralmente dalle sue labbra. Quando parlava, lo spogliatoio lo ascoltava in silenzio, aveva una leadership incredibile. Non mi sorprende che abbia ottenuto grandi risultati con la nazionale svizzera”.
Cooper racconta un aneddoto significativo: “Quando ero giovane e ancora non avevo sviluppato la forza fisica necessaria, Yakin decise di non fischiare i falli su di me durante le partitelle. In quel momento mi arrabbiai, ma capii che voleva spronarmi. Da allora ho imparato a resistere nei contrasti”.
Dopo l’esperienza in Svizzera, Cooper si trasferisce in Albania per giocare nel Kukesi. Nella stagione 2020/2021, durante l’Europa League, segna un gol contro lo Slavia Sofia, portando la sua squadra al turno successivo contro il Wolfsburg: “Ripenso spesso a quel gol, mi vengono ancora i brividi. È stata la partita più importante della mia carriera, e conservo ancora la scarpa con cui ho segnato”.
La sfida contro il Wolfsburg è stata un’altra grande emozione: “Ho avuto la possibilità di confrontarmi con giocatori come Lacroix, Arnold e Weghorst. Quest’ultimo mi chiese di scambiare la maglia, e inizialmente non sapevo se potessi farlo perché ne avevamo solo una, ma alla fine siamo riusciti a fare il cambio”. – Ride Cooper (ndr).
Non è facile adattarsi a culture così diverse in tempi brevi, ma Godberg sembra trovarsi a suo agio ovunque: “Sono una persona che si adatta facilmente, ed è questo che mi ha permesso di cambiare tanti Paesi.” Le sue avventure sono state memorabili: “In Albania giocavo in campi circondati da mucche e capre. In Kazakistan, invece, ho trovato temperature di -72°C, ma il freddo secco era meno percepibile di quello di Bergamo”.
Tra tutte le esperienze, quella in Romania gli è rimasta particolarmente nel cuore: “Il tifo è incredibile, sembra che lo stadio tremi. Il campionato ha un livello alto e ci sono infrastrutture di qualità. Mi sono sentito davvero a casa.”
Essendo bergamasco, Godberg è da sempre tifoso dell’Atalanta e ha avuto la possibilità di vestire la maglia nerazzurra fin dalla gioventù. Nella Primavera, ha conosciuto tanti calciatori che ora giocano in categorie inferiori, ma uno su tutti è emerso: Manuel Locatelli, convocato recentemente in nazionale da Luciano Spalletti. “Manuel ha sempre avuto un talento eccezionale, faceva cose incredibili anche se era più giovane di noi di un anno”.
Cooper ricorda con piacere quegli anni e sottolinea la qualità di Locatelli: “Quando sei piccolo, un anno di differenza conta molto, eppure lui si distingueva sempre per la sua qualità e personalità. Si vedeva che avrebbe fatto strada”.
La carriera di Godberg Cooper è stata finora ricca di soddisfazioni e avventure, e ora continua negli Emirati Arabi. Tuttavia, il legame con Bergamo rimane forte: “Cerco di tornare spesso a casa. È anche per questo che non sono rimasto in Kazakistan, era davvero troppo lontano. Se ci sarà l’opportunità, mi piacerebbe tornare a giocare in Italia”.
Godberg continua a viaggiare, ma con la stessa fame e determinazione di chi ha ancora molto da dimostrare e conquistare. Ora, però, ha anche la consapevolezza di aver realizzato il sogno di quel bambino che rincorreva un pallone nelle valli bergamasche e che, a modo suo, è riuscito a conquistare il mondo.
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