100 grammi di coraggio, un pugno di intuizioni e una spolverata di incoscienza: una ricetta vincente quella di Cristiano Giuntoli. Sembrava impossibile poter sostituire Insigne, Mertens e Koulibaly. Il direttore sportivo non solo ci è riuscito, si è anche superato. Nel terzo scudetto del Napoli c’è anche la sua firma. Dal 2015 tante intuizioni vincenti, ma anche diverse critiche. Oggi è pronto a tornare a Napoli per la prima volta da ex, dopo la firma con la Juventus per cinque stagioni.
Dalla Serie D alla vittoria dello Scudetto. Cristiano Giuntoli ha fatto la gavetta, scalando montagne che sembravano insormontabili. E ora guarda tutti dall’alto. Meritatamente. Nello scudetto del Napoli c’è tanto di Giuntoli. Il direttore sportivo è riuscito a coadiuvare due personalità istrioniche come De Laurentiis e Spalletti mettendoci del suo. Se l’allenatore di Certaldo ha il merito di aver dato un’anima alla squadra, Giuntoli ha quello di aver messo a disposizione calciatori affamati. Grazie a scelte coraggiose e intuizioni vincenti. E a un attento ed efficace lavoro di scouting. Questo scudetto è il frutto di un importante lavoro collettivo e individuale.
Nell’estate 2022, il Napoli ha ricostruito dalle fondamenta. Tra lo scetticismo generale. Addio ai leader della squadra – dai totem Koulibaly e Insigne al miglior marcatore all time Mertens – e spazio a tante scommesse coraggiose. Ma vincenti.
Da ‘Zizì’ a Kvaradona. Uno degli autentici capolavori firmati Cristiano Giuntoli è stato l’acquisto di Khvicha Kvaratskhelia. Un semi-sconosciuto e dal nome impronunciabile è arrivato per sostituire l’ex capitano azzurro. Ci voleva coraggio, il direttore sportivo ne ha avuto tanto. Avendo ragione. E ora tutta Europa sa come si pronuncia, Khvicha Kvaratskhelia. Ma il classe 2001 non è l’unico. Anche l’operazione Kim Min-jae è stata un’intuizione vincente. Un freddo sudcoreano che non ha fatto rimpiangere Koulibaly. Un passaggio di consegna passato in sordina ma assolutamente efficace. Da Torino a Torino. 1827 giorni dopo. Se il colpo di testa del senegalese aveva illuso, lo schiaffo al volo di Giacomo Raspadori ha aperto i festeggiamenti. Giuntoli ha portato in azzurro uno degli ultimi talenti del calcio italiano. Un acquisto che incide nel presente e sogno un vincente futuro.
Dal 2015 a oggi. A giugno l’accordo per la risoluzione e l’addio ufficiale. Il percorso di Cristiano Giuntoli a Napoli è stato segnato da alti e bassi, ma ora è arrivata la definitiva consacrazione. Il direttore sportivo ha saputo pescare bene. E le scelte sono state azzeccate e vincenti. Come quella di puntare su Giovanni Di Lorenzo, per esempio. Dalla C all’Empoli, fino alla fascia di capitano del Napoli. E’ stato proprio lui ad alzare al cielo lo scudetto, il primo – e unico – dopo Diego Armando Maradona. Ma Giuntoli non si è fermato qui. Kvara e Kim sono solo gli ultimi, prima di loro Victor Osimhen, Stanislav Lobotka e Frank Zambo Anguissa. Operazioni onerose sì, ma assolutamente azzeccate. Proprio il camerunese è un altro capolavoro. Pescato nella Championship per poco più di quindici milioni, ora giganteggia in mezzo al campo, spaventando ogni avversario. Così come Osimhen. L’eroe con la maschera che ha trovato nel Napoli il locus amœnus per coltivare e far esplodere il suo talento. Nello scudetto del Napoli c’è la firma di Cristiano Giuntoli. Eccome. Dopo otto anni, il direttore sportivo ha salutato, ma ora è pronto a tornare per la prima volta da ex.
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