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Giù dai monti verso Roma: l’ultimo viaggio di Defrel, dalle rivolte di periferia alla nuova grande occasione. Ancora con Di Francesco

In uno dei borghi più belli d’Europa il Sassuolo prepara la nuova stagione. Bucchi e compagnia assaporano l’aria di Vipiteno, in Tirolo, in un clima diverso da quello del centro Italia. Dove l’accento tedesco si addolcisce con la morbida cadenza emiliana. Sapori, sensazioni, entusiasmo e gol. Uno dopo l’altro. Scorpacciate tirolesi, canaderli e strudel? No, tante reti, tutte neroverdi. 21 centri nella prima amichevole contro una rappresentativa locale. Perché l’estate è addosso, ma la voglia di buttare il pallone dentro è immensa. E allora via con l’appello: sei gol di Falcinelli, tripletta di Ragusa, doppiette di Matri, Sensi e Mazzitelli. Attacco bello presente e caldo: sul pezzo. Pure Scamacca, gigantesco e corridore. Ok, ma…’chi manca in classe?’ In effetti Berardi non si vede qui in montagna, ma il motivo è semplice: Mimmo è ancora in vacanza per recuperare dall’Europeo Under 21. Giustificato. E così, per gli assenti, il nome da cerchiare è solo uno: Defrel. Richiestissimo, ovunque: dagli spalti tirolesi all’universo del mercato. Il tempo passa, il sole tramonta e la pioggia cade pesante. Il tutto mentre Il Sassuolo si diverte, scalda i motori e Grégoire si allontana. Destinazione Roma. Perché le parti, dopo settimane di trattativa, si sono trovate: ora è giallorosso. Fatta. Lui e Di Francesco, di nuovo assieme. Come un papà che riabbraccia il figlio. Prestito oneroso a 5 milioni più 15 per il riscatto. In più, ci saranno 3 milioni di bonus al raggiungimento di determinati traguardi: con il Sassuolo che ha ottenuto una percentuale sulla futura plusvalenza che registrerà la Roma rivendendo il calciatore.

Trattativa lenta, ok, ma giocatore fulmineo. E lo sanno bene in zona Olimpico. Flashback nerovede, stagione 2015/16: a Roma arriva il Sassuolo quarta giornata. Di Francesco punta tutto su un francese, uno che corre col motorino. Passano 22 minuti e via col vantaggio: uno- due, palla a Defrel: Grègoire punta Manolas, lo disorienta, la sposta sul sinistro e imbuca. Marchio di fabbrica. Perchè c’era tutto in quel gol. Lo capì subito Di Francesco, prese appunti la Roma. Adesso, però, i tre fattori si sono congiunti: giallorosso, Eusebio e Defrel. Assieme. Perchè ora “sarà un’opzione sulla fascia destra e un’alternativa a Dzeko’. Uniti al rush finale, dal Tirolo agli States.

Ok, ma…dov’è Defrel?‘ “Boh, aveva un po’ di mal di pancia: penso sia in hotel“, ci risponde così Paolo Cannavaro direttamente dallo spogliatoio di Vipiteno. ‘Ok Paolo, ma dicci qualcosa in più’. “Beh, Grégoire è sempre lui: quello che si presenta in tutta alla foto di rito: è un grande“. Depistaggio tattico col sorriso. O meglio, ultime ore di Defrel con i compagni neroverdi. Partendo dalle banlieu di Chatillon – nella periferia di Parigi – per poi arrivare nel nord d’Italia.

Esperienze e trafila, promosso e bocciato. Come a Monza, “mi scartarono, pesavo circa 85 chili: ero in condizioni pessime“. Nada. Allora Parma, dove “non volevano nemmeno farmi fare il provino. Feci un’amichevole estiva, ma chiesi subito il cambio perché non avevo fiato“. Forte e consapevole. Realista. E allora via a rimettersi in forma. Con un Palmieri dalla sua parte che decise di tenerlo, mandandolo in prestito a Foggia. Facendo sul serio, salendo su quel motorino e spingendo a manetta il gas. Fino a Cesena, con 16 gol in 110 presenze. “Mettendomi la maglietta sul naso come se fossi un rapinatore, tranquilli: è un’esultanza creata per il mio quartiere“. Roba studiata per gli amici di una vita. Perché dietro al calciatore c’è la storia dell’uomo. Infanzia serena sì, ma solo fino al 2005, “quando ci fu la rivolta delle periferie nel mio quartiere: un’esperienza difficile da dimenticare. Guardando dalla finestra vidi scontri, cassonetti in fiamme e tante altre cose brutte“. Cicatrici personali da lenire con le giocate. Questione di volontà. E passione, come l’Hip-Hop: “in trasferta ascolto solo musica americana”. Poi cinema, “alla Di Caprio e un po’ di PlayStation”.

Personaggione, da campo e mercato. Un po’ dappertutto, tra linea mediana-trequarti e attacco. Declinazioni del verbo dribblare, sempre: sponda, giravolta e dritto a puntare l’uomo. Crac. Volando verso la porta, magari delle volte esaurendo il fiato: colpa anche dell’asma, e allora meglio portarsi dietro il Ventolin. Migliorandosi, diventando più ordinato e completando la propria crescita: sublimandosi come centravanti da tridente moderno. Un tempo prezioso nella fase iniziale e conclusiva del gioco di Di Francesco: ops, anche adesso, ma nella Roma. Dall’Emlia all’Olimpico, scendendo dai monti del Tirolo

Redazione

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