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Giovani, belli e ribelli: favola Sassuolo, una nuova speranza

Giovani, belli e ribelli. Pochi slogan, nessun film: solo il Sassuolo. Settimo da solo. Favola? Guai a chiamarla così. Piuttosto realtà. Consolidata, solida, viva. Che sogna in grande. Europa League, campionato (-3 dal Milan, oggi sconfitto 2-0), un futuro concreto. Giovani, dicevamo. Belli per il gioco, brioso e mai banale. Ribelli per qualche “ragazzata” di qualcuno. Capito, Berardi? Rossi diretti, gomiti un po’ larghi e talento puro, attaccante che deve ancora maturare. Schiera di italiani poi. Non tutti, ma la maggior parte. Figli di quel Made in Italy che ultimamente non va più di moda. Voce fuori dal coro, oggi un eco lontano. “Nuova speranza” del pallone nostrano. Sansone, Pellegrini, Politano. Firme non male.

Un po’ come quei ragazzini 18enni che nel ’17 marciarono sul fronte: “M’han chiamato a militar…”. Canticchiavano insieme, tutti. Infine combattevano. Lì sui monti, dal Grappa al Montello, o sul fiume Piave, non ce n’era per nessuno. Austriaci in fuga. Erano i ragazzi del ’99, (bel) miraggio dopo la batosta “caporettiana”. Tempi di guerra, paragoni da prendere con le pinze. Il calcio è un gioco, badate bene. Quei ragazzi lì, invece, ne hanno viste tante. Ma tant’è, confronto praticabile. Fucile, canti e zaino in spalla. “Il tricolore trionferà…”. Il Sassuolo studia, legge e prende esempio. Perché imparando, chissà, può arrivare fin lassù, verso l’Europa. Mapei Stadium isola felice.

Investimenti, progettualità, tanti scout in giro per il mondo alla ricerca del nuovo Zaza. Un’azienda vera e propria. Parola del patron Squinzi e dell’’ad Carnevali. “Sappiamo quanto possiamo spendere, dobbiamo lavorare con grandi idee”. Di Francesco dirige la truppa, le big osservano da lontano la sua creatura. Meravigliosa, direbbe la Nannini. Presidenti attenti, ds furbi. Strizzano l’occhio fugaci, cercando di non farsi vedere. Ma Di Francesco, zitto, continua a lavorare. E a stupire. Napoli, Lazio, Juventus, Inter. Fino al Milan (battuto più volte). Tessere del domino che vanno giù una dopo l’altra, senza pietà. Sassuolo realtà da imitare. Non solo italiani però, anche qualche straniero. Tanto forte quanto conteso: vedi Defrel, Duncan, Vrsaljko.

Nel mezzo, storie di calcio da far venire i brividi. Come Acerbi, capace di sconfiggere un tumore e tornare più forte di prima. Per davvero poi, non la solita frase. Poi Magnanelli, dalla C2 alla Serie A con la fascia al braccio e i polmoni d’acciaio. Oppure Missiroli, un tempo attaccante. Un puzzle. Mancano pochi pezzi per completare il tutto. Forse la continuità, forse la consapevolezza di essere una grande. Forse quella, sì. In punta di piedi, cantando. Così si cresce e si migliora, con umiltà. Oggi il Sassuolo è una speranza per il nostro calcio, una luce dopo le ombre del Mondiale brasiliano. Caporetto del pallone. Un battaglione che stupisce. Canticchiando, insieme, verso uno splendido futuro.

Francesco Pietrella

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