Gioca, segna, suona. Il ritmo è quello di MHD AFRO TRAP, la musica che un giorno propose in spogliatoio, con tanto di balletto: è diventata la sua esultanza. Ma dopo aver suonato il suo calcio, Christian Michael Kouamé Kouakou – che è il cognome del nonno – fa quasi sempre la stessa cosa. Prima chiama la sua famiglia italiana della toscana – Vignoli – e poi “chiamo papà Patrice! In Costa D’Avorio. Ci sentiamo sempre prima o dopo le partite. ‘Hai giocato?’, ‘Hai fatto bene?’, ‘Hai fatto qualcosa di buono?’, ‘Che ti hanno detto?’. E se magari qualcosa va storto è pronto a consolarlo.
Christian abita nel palazzo adiacente alla sede del Cittadella, a due passi dal Tombolato. Casa e pallone. Pallone e casa, quella italiana. Perché dov’è cresciuto, in Costa d’Avorio, non ci torna da quattro anni e mezzo. “Non vedo i miei genitori da quando ho lasciato il mio paese per giocare a calcio in Italia, al Prato”. Ma in Costa d’Avorio potrebbe tornarci presto, per rivedere i suoi e… giocare a calcio! Già perché le sue qualità non sono passate inosservate e la Nazionale U-23 sta valutando se convocarlo, a breve. Sono 17 le partite disputate in stagione, 5 i gol segnati a soli 19 anni: Kouame, talento passato anche per le giovanili dell’Inter, si sta affermando in Serie B. Ma le porte della A chiamano perché Atalanta, Chievo e Fiorentina lo stanno seguendo da molto vicino. E molto spesso, ultimamente.
La foto profilo WhatsApp è con la fidanzata, francese. “L’anno scorso non è mai venuta in Italia perché lavorava. Quest’anno verrà a trovarmi sicuro perché vuole vedermi giocare”. Il portafortuna ce l’ha appeso al collo. “Una collana che indosso da quattro anni e mezzo ormai. E’ l’unico ricordo che ho della mia Costa D’Avorio. La perdo spesso, la lascio ovunque ma alla fine torna sempre da me…”. Il soprannome è originale: “La gazzella”. Perché in campo corre tanto, più degli altri. E segna: l’ultimo contro il Palermo. A 5 anni gli hanno regalato la maglia di Maradona ‘chissà se esiste ancora…’ ma l’idolo è suo un connazionale famosissimo: “Drogba! Il nostro simbolo”. Anche se ha avuto la fortuna di apprezzare la classe di un campione come Samuel Eto’o. “Erano gli anni in cui giocavo nella Primavera dell’Inter. Quel pomeriggio, a Interello, si sparse subito la voce ‘c’è Eto’o qui?’ e io non volevo crederci! Poi mi sono fatto pure la foto insieme. Ci disse parole da uomo vero”. Kouame ce le ricorda. “Bravi che siete arrivati fin qui ma dovete continuare a lavorare perché avete ancora tanta strada da fare”. E gol. Nel dubbio è già pronta l’esultanza in sottofondo, a ritmo di MHD AFRO TRAP.
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