Puntuale. Sotto porta – come testimoniano i tanti gol che ha segnato – e a #casaDiMarzio, in una diretta durante la quale ha ripercorso i momenti più intensi della sua carriera: Alberto Gilardino ha risposto alle domande di Gianluca Di Marzio e di tanti utenti sulla nostra pagina Instagram, a partire da una ricorrenza speciale: 13 anni fa, infatti, Gila fu protagonista nella "partita perfetta" che portò il Milan in finale di Champions League ad Atene. Il suo 3-0 contro il Manchester United sancì il dominio rossonero in una notte che all'attaccante fa ancora venire i brividi: "Un San siro strapieno, la pioggia… Siamo usciti dal campo da gladiatori. Quel gol mi ha reso particolarmente felice, ma quello che ricordo più di tutto è l'aria che si respirava dentro lo spogliatoio. Sapevamo che non ce n'era per nessuno".
Da una semifinale all'altra, dalla Champions al Mondiale: il nastro si riavvolge di un anno. Dortmund, 4 luglio 2006. Italia-Germania: Italia-Germania: "La sera prima non riuscii a dormire. Lippi ci diede la formazione in albergo, prima di salire sul pullman. Immaginavo che non avrei giocato, ma l'allenatore teneva tutti in considerazione e sapevo che sarei potuto entrare a gara in corso. Così fu, Lippi mi motivò: era un momento particolare della gara, la partita non si sbloccava… e quel palo che presi… lasciamo stare. Eravamo consapevoli di poter vincere, eravamo in forma. Gigi e Fabio (Buffon e Cannavaro, ndr), erano in una condizione strepitosa, ma tutti eravamo avvelenati. Anche perché nei giorni precenti i giornali tedeschi ci presero un po' in giro… a Dortmund erano un fiume. Ma noi abbiamo fatto felici quei pochi italiani allo stadio e i tanti che vivevano in Germania".
Il Gila allenatore: "La voglia di allenare mi è venuta dopo aver fatto il corso a Coverciano. Avevo smesso da poco e ho avuto l'opportunità poi di partire dalla Serie D a Rezzato. Poi c'è stata l'occasione Pro Vercelli: sono molto contento della stagione fatta fino allo stop. A chi mi ispiro per la carriera da allenatore? Ho avuto la fortuna di essere allenato da tanti grandi: Lippi, Ancelotti, Prandelli, Mihajlovic, Gasperini, Pioli, Iachini… ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa. Credo che la dote più importante per un allenatore sia la capacità di essere malleabile e riuscire a cucire un abito ideale per la squadra che si ha a disposizione. Quest'anno con la Pro ho iniziato con il 4-3-3, poi ci siamo messi a 3 in difesa. Ma non mi piace parlare di numeri, preferisco parlare di posizioni in campo e di come i giocatori le occupano".
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