“Dai, Gianluca. Finisci di preparare il borsone: è ora di andare agli allenamenti” pronunciava il nonno sull’uscio della porta. Il piccolo Gaetano ne ha fatta di strada o meglio, di chilometri. Dal golfo di Napoli a quello di Cagliari, da una costa all’altra bagnata dallo stesso mare. Ammirato con gli stessi occhi e le ambizioni di quel bambino che oggi è il trascinatore di un club alla ricerca della propria identità. Due gol nelle prime tre partite in maglia rossoblu e un solo obiettivo in testa: una salvezza da conquistare.
Facciamo un passo indietro. In un’altra vita, forse, Gianluca Gaetano avrebbe fatto il pizzaiolo a Cimitile insieme ai genitori. Lui, invece, sceglie di inseguire la propria passione fin da piccolo: alle mani in pasta preferisce tenere il pallone tra i piedi. Una scommessa vinta? Vedendo come sono andate le cose potremmo dire di sì. E quando mamma e papà erano alle prese con il lievito e l’impastatrice in cucina, ci pensava il nonno a portare il piccolo Gaetano alla scuola calcio ASD Future Boys. Proprio su quei campi, gli osservatori del Napoli notarono il giovane talento.
A 16 anni diventa il giocatore più giovane di sempre nella storia del club a firmare un contratto da professionista: è il primo millennial della storia azzurra. Sogna la numero 10 di Insigne, suo idolo sportivo, ma veste la 70, come gli anni del padre – il suo migliore amico e primo tifoso – che pur di non saltare nemmeno una partita del figlio, la domenica pomeriggio lascia la gestione della pizzeria nelle mani della moglie. O’ scugnizzo vince lo scudetto e saluta temporaneamente. “Ciá guagliú! A presto”.
Arrivato in punta di piedi sull’isola, l’impatto del trequartista è passato tutt’altro che inosservato. Due gol in tre giornate: una rete ogni 69’. Il primo, contro la Lazio, è un marchio di fabbrica proprio del suo idolo: un tiro a giro con il destro che si spegne all’incrocio. A Udine Gaetano si ripete, questa volta di testa. Tecnica e colpi da attaccante puro, inserimenti e tempi di gioco da centrocampista. Sono bastati 208’ al classe 2000 per cambiare volto a un attacco e, forse, alla stagione del Cagliari. Gaetano è ciò che più di tutto è mancato al club: imprevedibilità.
E la dedica è rivolta sempre a lei: “L’esultanza particolare, fatta sia oggi che contro la Lazio, è una dedica a mia figlia: da quando sono arrivato a Cagliari non ho avuto l’opportunità di vederla, finalmente nei prossimi giorni potrò riabbracciare sia lei che mia moglie, sono molto contento”.
Uscire dalla comfort zone e mettersi in gioco. Trascinatore e leader in così poco tempo. Una burrasca da domare per riportare il sereno: il destino di Ranieri e del Cagliari passa, soprattutto, dalle giocate e dall’estro di Gianluca Gaetano.
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