“Stai lontano dalle banalità, mi raccomando”.
Ce lo ripeteva ogni volta che ci vedeva in redazione. Di solito al lunedì, prima del suo punto settimanale in televisione, all’indomani di ogni partita del suo amato Bologna.
Un consiglio che arrivava dal cuore e che mi piace diffondere, proprio oggi, a tutti i giovani colleghi.
Quelli a cui tanto teneva, perché sapeva che da noi passava il futuro e la sopravvivenza di questa meravigliosa professione.
Non c’era giorno che leggeva tutti i giornali, e quando ci vedeva ci interrogava, perché pretendeva che tutti dovessimo leggere tutti i giornali.
Gli urli che prendevamo quando usavamo frasi fatte e scontate le sappiamo solo noi.
Odiava la parola “mister”, per lui era solo “l’allenatore”.
Maniaco della dizione, che qui a Bologna è un po’ una tortura con la “s” e le vocali chiuse.
Gianfranco Civolani, per noi tutti qui a Bologna il “Civ”, è stato più di un giornalista: è stato un’icona dello sport bolognese. Qualsiasi atleta, allenatore, dirigente di qualsiasi squadra del territorio passava dalla sua analisi. Ogni settimana chiunque aspettava il suo giudizio.
Un maestro della comunicazione.
Abbiamo avuto l’onore e il privilegio di averlo avuto come esempio in questi anni.
Ciao Civ, grazie, e come dicevi sempre tu “stacci benone”.
Alessio De Giuseppe
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