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Un cammino religioso dall’Italia all’Estonia. Uggeri: “Qui la mia normalità, ma sogno la Champions e un esordio con lo United”

Giacomo Uggeri in azione con il suo JK Tammeka (IMAGO)
Giacomo Uggeri in azione con il suo JK Tammeka (IMAGO)

Un lungo cammino religioso lo ha portato in Estonia a soli 5 anni: oggi ne ha 24, e Giacomo Uggeri è punto fermo del Tartu JK Tammeka con la 10 sulla schiena. Il suo racconto a gianlucadimarzio.com

Per nessuno è facile abbandonare la strada di casa. Specie se hai 5 anni e i tuoi genitori decidono di intraprendere con te un lungo cammino verso le terre del Baltico.

La bussola di Giacomo Uggeri ha sempre avuto il suo ago rivolto verso nord-est, e più precisamente verso l’Estonia. “Avevo 5 anni quando io e la mia famiglia da Roma siamo dovuti venire qui per compiere un cammino neocatecumenale. Mia madre e mio padre avevano il compito di evangelizzare la comunità estone di Tartu e di avvicinare le persone alla religione cristiana”.

Il calcio per il piccolo Giacomo sarebbe arrivato però qualche anno più tardi. Del resto, non è facile abituarsi a una nuova vita ‘sottozero’. “Giocare al freddo ormai è diventata la mia normalità, ma quando ho iniziato qui in Estonia è stata davvero dura”.

Ora Uggeri è numero 10 e punto di riferimento del JK Tammeka, squadra della città di Tartu che gioca nella massima serie estone, nel sud est del Paese. Sogna la Champions, immagina un esordio con la maglia dello United.

Calcio, famiglia e un “raggio di sole”

“Nella mia famiglia siamo nove: 6 maschi e 3 femmine. Ho due fratelli maggiori, e uno a 13 anni ha iniziato a giocare a calcio nella stessa squadra in cui gioco io adesso. Ho voluto seguire le sue orme: mi allenavo con i più grandi, poco dopo sono passato con quelli della mia età. Trascorsi 6 mesi che ero a Tartu è arrivato l’inverno, e la vita a -5 era davvero difficile. Figuriamoci il calcio…”.

Il piccolo Giacomo al Milan Camp vicino la città di Tartu
Il piccolo Giacomo al Milan Camp vicino la città di Tartu

Mentre Giacomo frequentava la scuola elementare, incontrò però una persona che gli fece tornare il sorriso, scaldandogli il cuore: “Ho avuto un insegnante di educazione fisica che mi ha visto giocare a calcio e mi ha proposto di andare all’FC Helios, sono rimasto lì fino a 17 anni”. Il primo vero e proprio raggio di sole nella (nuova) vita di Giacomo nel Baltico.

In Estonia sottozero

“Quando ero piccolo non esistevano campi al chiuso”, ci tiene a precisare Giacomo. Ora infatti è piuttosto comune vedere le partite del campionato estone disputarsi in dei campi al coperto, ma “a Tartu lo hanno costruito solo qualche anno fa. Gli allenamenti qui iniziano a gennaio e durano fino a marzo, dopodiché ci alleniamo all’esterno. Oramai è la normalità per me giocare a calcio sottozero, e qui non si parla nemmeno troppo di quanto il freddo influisca sulle prestazioni dei giocatori. Ci alleniamo bene, la parte del riscaldamento pre-gara è fondamentale. Ci siamo allenati anche a -20…”.

Poi, uno sguardo al movimento calcistico estone: “Qui si punta molto sui giovani. Il campionato è in crescita, e ci sono diversi giocatori interessanti. Per esempio, l’Italia per le qualificazioni al Mondiale dovrà stare attenta a Mattias Käit. È un centrocampista molto tecnico. Un vero motore, può giocare ovunque”.

 

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Palju õnne: “buona fortuna”

“Non è facile per un calciatore di 24 anni stare ancora in Estonia, ma qui sto bene. Tartu è la mia normalità. Qui ho tutto”.

Però, a nessuno è vietato guardare oltre i propri orizzonti: “Se ho un sogno? Da quando sono piccolo mi piacerebbe giocare anche solo per una volta per il Manchester United”, ci racconta, “e mi piacerebbe scendere in campo e ascoltare la musica della Champions League”. Chissà dove sarà rivolto in futuro l’ago della bussola di Giacomo: “In Estonia diciamo Palju õnne“. ‘Buona fortuna’.