Ora si, la stagione è conclusa. Dopo l’ultimo appuntamento con festa al Ferraris con l’Atalanta, oggi per il Genoa l’ultimo giorno di lavoro prima del rompete le righe. Niente Pio per De Maio e (pochi) compagni (assenti tutti i nazionali, e gruppo integrato da numerosi Primavera), ma il prato del campo sportivo Borel, dove i rossoblù hanno sfidato l’Fbc Finale, neo promosso in Serie D. Al termine dell’incontro, finito 3-0 per il Grifone grazie alle reti di Gulli, Panico e Piscopo, a parlare il capitano rossoblù Nicolas Burdisso.
“La verità sul campionato? Bisogna dire qualcosa con un senso, alla fine abbiamo fatto una stagione positiva, abbiamo avuto tante emozioni in casa dove abbiamo giocato partite bellissime, penso a quelle con Inter, Sassuolo, Torino, l’Udinese battuta all’ultimo e il derby, gare che sono il marchio di Marassi. Ci aspettavamo però di fare come l’anno scorso, la stagione poi non si è messa bene, ma abbiamo continuato a fare il nostro gioco e ne siamo usciti”. Seconda parte di stagione in crescendo per i ragazzi di Gasperini, che alla fine hanno chiuso con un undicesimo posto. “Quanto brucia aver mancato il decimo? Tantissimo, ma l’Atalanta è venuta a giocarsela e noi abbiamo fatto la nostra partita, nessun rimpianto”.
Alla Serie A alla Nazionale, sulle chiamate di Conte ai compagni Izzo e Pavoletti. “Tutte queste soddisfazioni, Armando e Leonardo che sono stati chiamati in Nazionale, sono motivo d’orgoglio. Merito del gruppo? Sicuramente, perché quando qualcuno di noi raggiunge qualche traguardo vuol dire che la squadra ha fatto bene, è un’impronta del Genoa questa, con i giocatori che si migliorano di anno in anno”. Gruppo che cresce, di stagione in stagione, attirando inevitabilmente gli interessi di altri club. “Il Boca? Non mi ha chiamato nessuno, ho un’idea chiara in merito, l’idea dev’essere comunque sempre quella di migliorarsi, io per primo, poi compagni e società, dobbiamo pensare che l’anno prossimo sarà miglioredi questo”. A chiudere l’incontro con la stampa, un retroscena di mercato dal passato. “Il no alla Juventus? Era normale, sono stato un anno a Roma e cinque all’Inter e dopo essere stato in quelle piazze andare alla Juve non aveva senso, poi ci tenevo stare a Roma dove ho passato altri quattro altri anni bellissimi”.
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