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“Garnier? No, Grenier”: la prima del francese con la Roma parte dalla Primavera

Daje Garnier“. È iniziata così la nuova avventura di Clement Grenier con la maglia della Roma. Il romano, si sa, se ti affibbia un soprannome o storpia il tuo cognome, vuol dire che ti vuole bene. E il paragone con Szczesny – ormai per molti “Coso” o “Scenni” – viene facile. Anche in questo caso, il francese non è stato esentato. “Grenier? No Garnier”. E via con l’associazione con la nota marca di cosmetici. Ma oltre al facile gioco di parole, quello che ha trovato il centrocampista alla prima con la Roma è stato tantissimo affetto fin dai primi palloni toccati. Gli oltre 1500 tifosi accorsi allo stadio Tre Fontane per vedere Roma-Pisa Primavera non hanno fatto mancare l’incitamento al centrocampista ex Lione. Tra un “tirace” urlato ad ogni punizione, l’umore sugli spalti era un misto di curiosità e fermento per vederlo in campo con “i grandi”. “Oh forte sto francese” diceva uno. E di tutta risposta arrivava la conferma dell’altro: “È forte sì, speriamo solo sia sano. Perché se cosi fosse è un colpo”.

Tocchi di prima, regia attenta e ordinata. Si è presentato in punta di piedi Clement Grenier. Senza strafare, ma solo giocando con naturalezza nel ruolo a lui congeniale. Mezz’ala sinistra nel 4-3-3 orchestrato da De Rossi. Schierato in un centrocampo che vedeva in campo anche “capitan” Gerson (autore di un gol). 65 minuti di buon calcio, poi il cambio. Troppa la differenza con il Pisa, sia nella mediana che in tutta la squadra. E il risultato è lì a confermarlo. 8-1 per i giallorossi, trascinati da Tumminello e Soleri (3 gol a testa ). Avversario davvero poco probante per il francese, ma sufficiente per un primo assaggio di Roma. Con Spalletti e tutti i tifosi della Roma interessati e pronti ad accoglierlo nella rincorsa ai tre obiettivi stagionali. Perché lo ha detto anche lui in conferenza stampa ieri: “Mi serve solo giocare, io sto bene”.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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