L’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, è intervenuto nel corso della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”, e ha toccato diversi temi presentando il suo libro autobiografico, intitolato “Le memorie di Adriano G”.
Si comincia con qualche aneddoto personale: “La cravatta gialla? Mi piace soprattutto l’effetto cromatico, ma certo è anche una scaramanzia. L’amore per il calcio viene da mia mamma: mi portava a Messa e poi andavamo allo stadio a vedere il Monza. Ho fatto fatica dopo la sua morte, quando io avevo quattordici anni; il mio rapporto con il Monza è anche un modo per ritrovarla“.
Dunque alcune considerazioni sulla sua esperienza nel mondo del calcio: “Sono stato juventino, e spiego il perché: Monza non ha mai voluto sentirsi banlieu di Milano, come dimostra l’adozione del rito romano. La Brianza juventina nasce in antitesi a Milano. Il Milan nasce come tutte le altre cose della mia vita con l’incontro con Berlusconi; la stessa sera del nostro primo incontro gli ho ceduto metà della mia impresa. Gli dissi che avrei voluto avere il tempo di andare a seguire il Monza, poi lui mi chiese di abbandonarlo per seguirlo al Milan. Sono stato 31 anni “in prestito” al Milan, poi sono tornato al Monza“.
Sul rapporto con Berlusconi: “Dura da 44 anni. Ricordo che l’immagine che tanti hanno di lui non rispecchia la persona“.
Sul libro: “Lo inizio parlando con Marco van Basten, cosa che faccio davvero. Lui si è anche appassionato al Monza ma è rimasto molto milanista“. Poi Galliani ha parlato di Sacchi: “Al suo arrivo la densità dell’aria è cambiata, dopo la flemma del barone Liedholm. Si è passati dal sottovoce al megafono“. Dunque un altro aneddoto: “Avevo anticipato a Berlusconi che una squadra di calcio sarebbe costata molti soldi, e quindi gli sconsigliai l’acquisto del Milan“. Galliani evita l’argomento Milan: “In questi 14 giorni vedrò e ho visto 6 partite. Vedo con più serenità le partite del Milan, mentre al quarto d’ora della ripresa delle partite del Monza vado in Duomo. Oggi mi è successa una cosa stranissima: ho fatto le foto coi cresimandi, e qualche mamma e papà mi ha chiesto di benedire il bambino perché avrebbe portato fortuna“.
Infine altri aneddoti: “Dopo la sconfitta in finale a Istanbul contro il Liverpool Gattuso mi chiede di andarmene, era l’unico modo per superare il dolore. Lo rinchiudo d’accordo con suo padre, gli mando i panini, poi si convince. Due anni dopo saremmo tornati in finale e avremmo battuto proprio il Liverpool: io e Rino ci siamo guardati con complicità“.
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