Corso di Economics and Management, Università Cattolica. Corsa dall’out di sinistra, stacco di testa e gol! E’ sempre Gabriel Lunetta, studente universitario durante la settimana ed esterno d’attacco del Sudtirol nel weekend. Milanese, 23 anni da compiere, sabato scorso ha segnato la sua prima doppietta in carriera e non vede l’ora di ripetersi. “Testa alla prossima, certo. Ma intanto mi godo quella che è stata una settimana ideale”, ci racconta Lunetta in esclusiva per Gianlucadimarzio.com.
“Vittoria per 4-0, i miei primi due gol con questa maglia, per di più contro la mia ex squadra”. Il Gubbio, con cui Gabriel ha giocato nel 2016/17. “Per me era stata una stagione complicata, condizionata da un infortunio, ma comunque mi ha fatto crescere”. Sempre in prestito, da un ‘college’ del calcio tra i più ambiti d’Italia. “Quando mi chiamò l’Atalanta mi stavo allenando in Inghilterra, al West Ham. Avevo 13-14 anni, mi ricordo ancora la telefonata di mio padre. Tornai subito indietro, era un’occasione imperdibile”.
Educazione bergamasca, mica un modo di dire. “Strutture e allenatori al top. Ma soprattutto l’Atalanta ti forma come uomo. Trasmette i suoi valori appena arrivi e non li dimentichi più”. Del tipo? “Quando eravamo ragazzini nessuno poteva sgarrare o atteggiarsi: tutti con le scarpe nere, niente tatuaggi né orecchini. Ti insegnavano l’umiltà per prepararti al mondo professionistico: con una base semplice e poco eccentrica si viene accolti meglio dai giocatori già affermati”. Testa bassa e pedalare. “Poi ogni venti giorni ci davano vere e proprie lezioni di vita. Statistiche alla mano, spiegavano quanto fosse difficile sfondare per stimolarci e non abbandonare mai gli studi. Ci aprivano gli occhi: contare solo sul talento può essere un grave errore”.
A guardare il curriculum di Lunetta, messaggio ricevuto. “Certo, l’Atalanta ci tiene molto che tu abbia dei bei voti. A fine anno vogliono vedere le pagelle di tutti. Ma ha inciso anche la mia famiglia, se poi ho continuato a studiare”. Scelta convinta, quella di Gabriel. “Bisogna organizzarsi bene con gli orari, è impegnativo ma con la voglia
si fa. Alla fine il calciatore ha del tempo libero, c’è chi lo spende
un’oretta in più alla playstation o davanti un film, io invece cerco di
sfruttarlo per studiare il più possibile e finire l’università”. Manca poco? “Un annetto e dovrei laurearmi, sì: naturalmente studio sempre da non frequentante e poi vado a dare gli esami. Ma appena ho un momento libero cerco i biglietti e parto: adoro viaggiare”.
Kenya, Mauritius, India. Lunetta è pure globetrotter. “Parlo bene inglese da quando sono piccolo, poi mia nonna è francese e ogni Natale lo passiamo a Parigi. La mia città però resta a Milano”. Dove il piccolo Gabriel scopriva la sua passione per il calcio, sponda rossonera. “Shevchenko è sempre stato il mio idolo. Stravedevo per lui, quando da piccolo ero tifosissimo del Milan. Poi crescendo mi sono raffreddato un po’”. La vita da professionista. “Però la simpatia per i rossoneri rimane, soprattutto adesso che ci vedo giocare tanti miei ex compagni: Kessie, Caldara, Conti. Ho un bel ricordo di loro, tutti bravissimi ragazzi. Si vedeva che avevano grande qualità: Mattia era quello che mi impressionava di più. Sta vivendo un periodo sfortunato, ma ha dimostrato il suo potenziale e continuerà a dire la sua”.
E Lunetta? “Devo pensare a dare sempre il massimo. Sono arrivato da poco dalla Giana Erminio (19 presenze e un gol in campionato), qui a Bolzano sono stato subito accolto molto bene da tutti. L’inizio è quello giusto, ma la strada è ancora lunga: non voglio fermarmi qua”. Contro il Gubbio due gol da attaccante vero. Anche se il ruolo preferito di Gabriel è un altro. “Non ho problemi ad adattarmi, ma secondo gli addetti ai lavori dell’Atalanta sfrutto meglio le mie caratteristiche da quinto di centrocampo. Ho corsa, capacità di sfruttare gli spazi”. E una disinvoltura non così comune alla sua età. “La mia vita è tranquillissima, ma in spogliatoio mi piace scherzare e fare gruppo. Senza essere il pagliaccio della situazione eh!”. Non abbiamo dubbi: la Cattolica e l’Atalanta ne sarebbero sorprese.
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