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Manchester City, la testa di Gabriel Jesus nella corsa a Premier e Champions

Gabriel Jesus potrebbe essere l’arma in più del Manchester City nella corsa verso la sua ottava Premier League. La vittoria del Liverpool nel derby contro l’Everton (qui gli highlights) ha impedito ai Citizens di andare in fuga, ma il 5-1 al Watford potrebbe aver consegnato alla causa di Guardiola un uomo in più per un finale di stagione intensissimo, fra le ultime 5 giornate di Premier e l’imminente semifinale di Champions contro il Real Madrid.

Il brasiliano, tutt’altro che centrale nello sviluppo della stagione, ha segnato una quadrupletta contro la squadra di Hodgson e ha fatto fare ai Citizens un passo in più verso il traguardo. Il venticinquenne sta vivendo la sua quinta stagione a Manchester, la più negativa. Prima di ieri, Gabriel Jesus aveva segnato appena 7 gol in 34 presenze, di cui solo 3 in Premier.

L’incompatibilità di Gabriel Jesus con Guardiola

Colpa di un’alchimia mai raggiunta con lo stesso Guardiola e il resto della squadra. L’allenatore catalano ama d’altronde alternare le sue pedine in attacco, soprattutto nel ruolo di attaccante centrale: se il centravanti di Guardiola, dai tempi di Barcellona, “è lo spazio“, uno come l’ex Palmeiras, se vuole conquistarsi un posto da titolare, deve sviluppare la virtù dell’adattamento. Saper giocare insieme ai compagni, modificando il proprio raggio d’azione a seconda delle necessità. Una capacità che Gabriel Jesus non ha sempre garantito al suo allenatore. 

 

Gabriel Jesus ha giocato in tutte le posizioni dell’attacco di Guardiola, senza mai trovare quella giusta per lui. Contro il Watford, il centravanti “sulla carta” era Jack Grealish, ma 3 dei 4 gol del brasiliano sono arrivati dopo movimenti da prima punta. A fine match, Gabriel Jesus ha detto di essersi finalmente sbloccato: “Ultimamente non mi andava bene niente, sempre pali o parate dei portieri. Oggi era il mio giorno“. Anche Guardiola lo ha coccolato: “Non so cosa farà in futuro, ma oggi Gabriel mi ha reso l’uomo più felice di questo mondo“.

Gabriel Jesus e il “fantasma” di Haaland

La forza di Gabriel Jesus è sempre stata la testa. Non in senso letterale: il secondo gol contro il Watford, segnato proprio con un colpo di testa, è stato un caso. Il brasiliano era stato anche preso in giro, durante una delle sue prime interviste in Inghilterra, da Bernardo Silva: “Gabriel non segna mai di testa“. Piuttosto, la testa per Gabriel Jesus è sinonimo di pertinacia, di convinzione nei propri mezzi, di ambizione mista a umiltà. Virtù indispensabili se sei un bambino scalzo che si occupa di appiccicare ai muri del tuo quartiere i cartelloni promozionali dei Mondiali, e vuoi diventare un calciatore professionista.

Virtù confermate anche sabato, quando si è gettato in beata solitudine nel pressing sui difensori del Watford che gli ha consentito di recuperare palla e conquistarsi il rigore del 3-1. Proprio in questi giorni, col pressing del City su Haaland che si fa sempre più intenso, in Inghilterra cominciavano a rincorrersi le voci di un imminente addio di Gabriel Jesus al club. Chissà che il poker al Watford non possa essere la premessa a un clamoroso “plot-twist“. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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