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G Factor – Simone Caputo, il “figlio dell’emigrazione” lanciato da Di Francesco

Genk-Sassuolo, al ’78 al posto di Ricci entra il classe ’98 Simone Caputo. La notizia colpisce, si lavora alla ricerca delle prime informazioni. “E’ cresciuto nel Sassuolo da ragazzino, ha fatto tutta la trafila nelle giovanili neroverdi”, ci racconta il responsabile del settore giovanile Francesco Palmieri. Il cognome non sembra proprio usuale in Emilia Romagna e, infatti, la mamma è emiliana ma il papà ha origini napoletane. Caputo è “un figlio dell’emigrazione, c’è un incrocio di culture nel suo vissuto. Simone, infatti, è anche un po’ tedesco, essendo nato a Monaco di Baviera, città in cui è cresciuto fino all’età di cinque anni, quando si è trasferito con la famiglia in Italia, precisamente a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia. Simone ha la passione per il calcio e inizia il suo percorso alla Polisportiva Roteglia a Castellarano. Il mondo del pallone è solo divertimento fino a quando il suo allenatore Domenico Di Gesù lo propone al Sassuolo per un provino. Caputo convince tutti soprattutto per le qualità tecniche e, da quando aveva tredici anni, indossa la maglia del Sassuolo. All’inizio del suo percorso, il ruolo ha delle variazioni, Simone è schierato anche da centrocampista e per qualche partita nei Giovanissimi Regionali e Nazionali da terzino. Nell’Under 17 A e B prendono forma in modo preciso le sue caratteristiche, Caputo si “specializza” nella posizione di esterno d’attacco che ama partire da destra, giocando così a piede invertito per sfruttare il suo mancino. Con il lavoro quotidiano, Simone coltiva le sue qualità che emergono soprattutto quando ha il pallone tra i piedi, unendo forza e talento. Dovrebbe, invece, migliorare nell’attacco alla profondità, caratteristica che lo renderebbe ancora più produttivo in zona gol. Il suo idolo, come per tanti ragazzini, è Messi, Simone cerca di studiarlo mentre il Sassuolo ha avuto la capacità d’aspettare lo sviluppo totale del suo talento. Chi ha qualità nei vivai va protetto, al Sassuolo lo sanno e, perciò, riescono costantemente a portare ragazzi in prima squadra, come per esempio il ’97 Adjapong che nella scorsa stagione ha debuttato allo Juventus Stadium contro i bianconeri. Caputo giovedì ha debuttato in Europa League, in campo internazionale, nella trasferta di Genk ma fino a qualche mese fa non era titolare in Primavera, dove doveva convivere con la concorrenza di ragazzi più pronti come Pierini, Bruschi e Zecchi. Simone nella Primavera di mister Mandelli nella scorsa stagione ha totalizzato dodici presenze tra campionato, Coppa Italia e Viareggio Cup realizzando due gol. Il suo momento è giunto nell’annata in corso, Simone ha già eguagliato il numero di reti messe a segno durante l’intera stagione 2015-16 con due gol in tre partite, contro Pescara, Benevento e Avellino. Sigilli importanti che consentono alla Primavera di Mandelli di essere a nove punti nel girone B, a punteggio pieno. E’ questo il percorso che ha portato Caputo alla magica settimana dell’esordio. E’ tutto nato all’improvviso, Di Francesco deve fare i conti in attacco con le assenze di Berardi e Matri, Iemmello non è in lista Uefa e allora si va a pescare in Primavera la soluzione. Non basta Ragusa come alternativa a Ricci e Politano, tra i convocati vengono inseriti due ’98: Franchini per il centrocampo, dove mancavano Duncan, Sensi e Missiroli, e Caputo per l’attacco. A poco più di dieci minuti il Sassuolo perde 3-1 in Belgio, inevitabilmente il pensiero di Di Francesco va anche alla partita di domenica a San Siro contro il Milan e allora dentro Caputo, fuori Ricci che così può recuperare qualche energia in vista del campionato. Per Simone un’emozione che lascia senza fiato ma anche uno stimolo per continuare a lavorare, a migliorarsi. Il talento c’è, Di Francesco ci ha messo il marchio dell’esordio, ora basta crederci…

Staff: Ciro Troise

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