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Funerali di Carlo Mazzone, l’ultimo saluto di Ascoli a ‘Sor Carletto’

Ascoli Piceno saluta per l’ultima volta Carlo Mazzone. La provincia marchigiana, e il mondo del calcio, si stringe attorno alla famiglia dello storico allenatore scomparso lo scorso 19 agosto all’età di 86 anni. Maxi schermo all’esterno della chiesa di San Francesco, dove viene celebrata la funzione religiosa, lutto cittadino e negozi chiusi in città: tutta Ascoli vuole salutare ‘Sor Carletto’. In chiesa familiari e una cinquantina di personalità, legate al mondo del calcio e non. All’esterno un migliaio di persone tra ultras, appassionati o semplici ammiratori della sua persona.



Funerali di Mazzone, Cosmi: “Mi ha insegnato a non piegare mai la testa”

 
Presenti diversi volti noti del mondo del calcio: da Serse Cosmi a Walter Novellino, passando per Vincent Candela, Gianluca Pagliuca, Alessandro Calori e Giovanni Galli. Non è voluto mancare l’Ascoli, rappresentato dal presidente Carlo Neri, il Direttore Generale Domenico Verdone, la squadra e lo staff tecnico. “Mi ha trasmesso la lealtà – dice Cosmi – . La voglia di combattere e non piegare mai la testa. E’ una qualità che hanno solo i grandi. Questo è quello che mi ha insegnato. Non abbassare la testa contro i poteri forti, vai avanti per la tua strada”.



Ascoli, il sindaco Fioravanti: “Carletto uomo di altri tempi, non andrà mai via da qui”

 
“Carletto Mazzone da Ascoli non se ne andrà mai – dice il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti – . La sua storia e quella della città si intrecciano in maniera indissolubile. Assieme al ’presidentissimo’ Costantino Rozzi ha fatto grande la storia dell’Ascoli nel calcio nazionale, diventandone una bandiera e scrivendo una pagina indelebile, impressa nella memoria e nel cuore di tutti noi, tifosi e non”. Il primo cittadino, quindi, decide di riportare tutti indietro nel tempo, al giorno in cui Mazzone giunse ad Ascoli. “Carlo arrivò qui il 17 novembre del 1962, era un mondo diverso. Una vita diversa. Oggi piangiamo insieme la sua perdita, ma non possiamo non celebrare con forza le verità che lascia dietro di sé. Carlo ci ha fatto amare lo sport, le vittorie e le sconfitte. Ma anche i passi falsi, le delusioni e le sfide che la vita ci mette davanti, affrontate sempre con il sorriso e la battuta pronta”.

 

 
 
Un giorno che entra nella storia del nostro calcio. La panchina della Roma, l’indimenticabile 3-3 tra Brescia e Atalanta e quel suo essere genuino. Quel suo essere spontaneo che lo ha sempre contraddistinto. “Oggi abbiamo deciso di proclamare il lutto cittadino. La città ha risposto presente, tutti hanno abbassato le serrande e annullato gli eventi musicali e danzanti. Cittadino onorario di Ascoli Piceno, padre affettivo di tutti noi. A lui è dedicata la tribuna della culla di noi tifosi, lo stadio Del Duca. Oggi riattraverserà quella piazza che sessantuno anni fa lo accolse e che ripagò con tutto se stesso. Carlo continuerà ad essere presente qui, nella nostra città. Non ci lascerà mai, sarà nostro compito mantenere viva la sua memoria”. Fioravanti, infine, manda un messaggio alla famiglia Mazzone. “Nel porgervi nuovamente le mie condoglianze, voglio portare voi, ancora una volta, il grande abbraccio di tutta la città di Ascoli che, anche oggi, circonda con calore e amore Carletto e che lo accompagnerà per sempre. Carlo Mazzone, uomo di altri tempi ma mai fuori tempo. Grazie Carletto”.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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